The Chairs, con il loro ultimo album, “Stanze vuote”, sono una rock band che si presenta con alcune credenziali interessanti. Intanto i due quinti della formazione è al femminile e non, come comunemente accade, affidando alla componente femminile la sola vocalità, bensì collocando Francesca Schirillo alla batteria e Claudia Cavazzana alle tastiere, oltre che alla voce (gli altri componenti del gruppo sono Davide Bevilacqua alla chitarra, Francesco Silvestri, chitarra e cori e Vittorio Calbucci al basso). E proprio la scelta di una voce femminile, acuta e potente, regala alcuni spunti interessanti anche laddove, diversamente, il fragore di chitarre a volte troppo “tirate” annegherebbe i testi.
Non che ciò non avvenga, purtroppo, in diverse circostanze, confermando uno degli aspetti meno gradevoli del rock contemporaneo. Ma ci sono brani come “Effe”, “Grab a Chair”, “Vivo ieri”, “Stanze vuote” (che dà il titolo all’intero progetto) che sono probabilmente i migliori dell’intero lavoro e che pongono in risalto anche l’interessante costruzione di brani che, pur mantenendo inalterata la loro veste rock (con qualche pausa solo in “Stanze vuote”), risultano più coinvolgenti proprio in virtù di un più riuscito accostamento dei suoni e di questi alla voce di Claudia. Da rilevare anche il fatto che più della metà delle tracce contenute nell’album è cantata in italiano ed i testi offrono, in alcuni passaggi, spunti non banali (“Vivo ieri nel futuro anteriore/La vita spostata di chi è sempre altrove…” da “Vivo ieri”) che rivelano la volontà di dare contenuti al progetto. Ciò che rischia di rendere omologato il lavoro di questa band è la tentazione, purtroppo ricorrente, di concedere al frastuono ciò che dovrebbe essere musica, con tutto quello che di conseguenza ne scaturisce. Peccato veniale, figlio del tempo e delle mode. Ma che ci sia del buono è indiscutibile. L’abilità che potrà fare la differenza, sarà nel saperlo meglio valorizzare.