Nel corso di una conferenza stampa di un Festival di Sanremo di un po’ di anni or sono, il maestro Carlo Alberto Rossi, compositore (scrisse anche per Mina e Mia Martini), ebbe a dire che uno dei limiti più evidenti del cantautorato italiano è che molti compongono alla chitarra. Mi è tornato alla memoria quel frangente ascoltando “Grovigli”, il nuovo Ep di Arianna Poli.
Tre brani, tutti eseguiti con il solo ausilio della chitarra. Il primo, “Finchè esisto”, ha un buon andamento che pare ripercorrere l’incedere di un passo, ma se la chitarra fosse stata tenuta solo un poco più bassa, non avrebbe “intralciato” la voce, penalizzando a tratti il testo. “Ryanair” è una discreta canzone con un suo dinamismo che la rende piacevole, ma non fruibilissima. Il gioiellino è però il terzo brano, “Quando tornerai dall’estero”, una canzone con un testo intenso, una bella interpretazione di Arianna che contribuisce a rendere il pezzo carico di pathos, in crescendo sino alla fine. Immaginare quella canzone con un arrangiamento più ampio significa pensare ad un piccolo capolavoro. Varrebbe la pena di provarci.