SIREN, UN’INGENUITA’ DA PRESERVARE

Di recente pubblicazione è il primo album dei Siren, “The Row”, che si affacciano con questo progetto sul complesso panorama discografico, proponendo un prodotto apparentemente scontato ed inflazionato: un cd rock. Eppure, sin dai primi accordi, si può rilevare che qui c’è qualcosa di diverso. Diverso in modo indefinito, se non dopo l’ascolto dei primi tre o quattro brani.

 

Chi ha frequentato il rock degli anni Settanta, in molti passaggi di questa band si ritrova e si riconosce. C’è un che di ingenuo nelle sonorità di questo gruppo, ma un’ingenuità che si coniuga con una fruibilità non così scontata. Si passa dagli effetti puliti del brano di apertura “Swan’s Tale” che pone subito in risalto voci interessanti, per passare poi alla ritmica trascinante di “Dr. Saint”, apparentemente un po’ rimasticata, ma che alla fine resta dentro e quasi istintivamente induce al riascolto. Buono anche il cantato di “Mission”, anche se qui, ad un certo punto, si concecede qualcosa di troppo al frastuono più che alla musica (la qual cosa avviene anche in “Roger Sabbath”) mentre “Lonely Dance” offre un’interessante pienezza di suoni e “Track ’92” ci proietta, a tratti, nel più classico sound inglese, rituffandosi poi in percorsi più attuali. “Carpet” ma soprattutto “Spit” danno libero sfogo alle più classiche e, pare, ormai irrinunciabili schitarrate, ma a quel punto la band ha già dimostrato di sapere fare di più e di meglio. Chiude la suggestiva “Falling Down” ove ritroviamo tracce british che si coniugano con strizzate d’occhio alla modernità. Non male come debutto, in grado di offrire buone basi per i successivi lavori, a condizione che i Siren non perdano mai di vista quell’ingenuità che mantiene la loro dimensione cirscoscritta in ambiti “ascoltabili”, lontani da quell’induzione allo stupore che spesso annega nella confusione.

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