“Antropoparco” è il titolo del nuovo album dei laBase, un trio abruzzese che segna un debutto fatto di luci e ombre. Guidati da un furore iconoclasta più incline allo sfregio che al graffio, i laBase (Mirko Lucidoni, Antonio Campanella, Francesco Amadio) dipingono dritto per dritto un quadro desolante e a tinte fosche della società contemporanea, delle sue contraddizioni, delle sue bassezze.
Lo fanno attraverso una voce disadorna, cruda, e un suono robusto, sparato, che non dà tregua, tra ambientazioni claustrofobiche e apocalittiche, grondanti elettricità distorta, in cui si sposano efficacemente grunge, garage, post-rock e una psichedelia venata di noise e dark: un vero e proprio labirinto sonoro, tutt’altro che scontato o banale, evocato anche dal bell’artwork del CD. Ma se la componente musicale del lavoro convince e denota una forte coesione e personalità, non altrettanto può dirsi purtroppo delle liriche, il cui linguaggio, nell’urgenza, tradisce ancora una carenza di estetica e precisione, scivolando nel cliché, in un ermetismo di maniera o, di contro, in formulazioni esplicite più fini a se stesse che funzionali. LaBase, comunque, c’è ed è solida. Avanti tutta, e poi si vedrà! laBase, “Antropoparco” (Collettivo Artistico La Noia, 2015)