MAMO’S BAND DIECI TRACCE PER UN INCONTRO

“Mamo o non m’amo” è un album che certamente piacerà a chi ha iniziato a contare i capelli grigi. Dieci tracce della Mamo’s Band che già di per sé è una curiosissima riunione di artisti e musicisti che si sono incontrati al di fuori dei loro abituali contesti, per dare vita ad un progetto musicale che prende spunto dall’iniziativa di Massimo Pedrani (Mamo) e della sua formazione. L’obiettivo è quello di aggregare intorno a questo lavoro una piccola corte di musicisti ospiti, special guest ed arrangiatori e fare emergere da questa aggregazione una serie di canzoni ricche di emozioni, sensazioni ed ottima musica.

S’inizia con “Ricordi”, brano inizialmente recitato che via via diventa canzone di stampo cantautorale all’insegna della nostalgia; già si percepiscono ottimi spunti strumentali tra cui i campanelli tibetani che ritroveremo praticamente in tutte le canzoni. “Amo dire” ha una linea melodica molto fruibile, un contenuto meno intenso del brano precedente, ma un arrangiamento che mette in risalto la manualità di ottimi musicisti. In “Una fiaba” l’atmosfera anni ’70, che per altro pervade buona parte del progetto, se fa sentire in modo più deciso, il brano ha una struttura molto tradizionale. “Gli ori di Nade” ci riporta invece a rimembranze deandreiane (ma anche ai sentori dei primi Nomadi, quelli dell’epoca di Augusto Daolio), l’arrangiamento è notevolissimo, con strumentazione di sapore vagamente medievale. “Partire adesso” corre via senza lasciare troppe tracce, ma è sempre interessante la strumentazione, qui anche con chitarre che richiamano il country anni ’50. “Fermati a guardare il mare” ha un testo poetico ed è un brano ben strutturato, anche qui con interessanti inserimenti di chitarre. “EOE” è in realtà una canzoncina un po’ banaluccia; pur senza sfigurare appare meno accattivante del resto del lavoro. In “Un fiore per te” ritrovo invece, almeno nella strofa (assai meno nel ritornello) un po’ di Battisti, musicalmente ineccepibile, con una sezione di fiati eccellente. E ci avviamo verso la fine dell’ascolto per trovare forse il brano più bello della raccolta: “Il silenzio della luce” che riunisce tutti i cantanti che hanno preso parte alla realizzzione del cd il che consente una fusione di voci estremamente interessante; la canzone è bella, coinvolgente ed accende più che mai in chi, come me, ha qualche primavera, il ricordo di una forma di composizione che non smetterò mai di rimpiangere. E si chiude nuovamente con “Ricordi”, che si rifà quindi al brano indtroduttivo, ma questa volta senza recitazione e che, soprattutto grazie ad una pienezza musicale importante, rende sino all’ultima nota questo album estremamente piacevole. E’ una raccolta di canzoni (in buona parte belle ed una bellissima) che poco o nulla hanno da spartire con le espressioni più contemporanee, né nella struttura dei brani né nei testi, ma come dicevo in apertura, certamente è un disco che risveglierà bellissime sensazioni ai… diversamente giovani.

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