VAIO ASPIS…”RADICA” DURA E…

Nel tentare una recensione del nuovo album di Vaio Aspis, “Radica”, ci si dovrebbe innanzitutto interrogare su che cosa un brano e, in quesro caso, un intero album, vorrebbe comunicare. Il disagio? Benissimo. Visto soprattutto che per farlo ci si avvale anche di testi, a tratti volutamente un po’ deliranti, ma comunque eloquenti nei loro contenuti. Lo apprendiamo però leggendoli nel libretto che accompagna l’album, perchè se ci dovessimo affidare al solo ascolto, riusciremmo a cogliere (e neppure sempre) il trenta per cento di quanto la voce di chi canta cerca disperatamente di farci arrivare. E questo vale per le prime cinque canzoni, cioè per la prima metà dell’album.

 

Si deve infatti approdare a “Il giorno muore all’alba” per riuscire a cogliere frasi talvolta intense (mi piace citare “siamo prodotti dei nostri prodotti che alzano lo sguardo solo di rado”) ed un ambient musicalmente rarefatto e capace di dare respiro ai concetti espressi. Ma è sufficiente passare alla traccia successiva per ricadere nella tentazione incontenibile delle schitarrate compulsive per ritrovarsi, a brano terminato, a chiedersi “che avranno voluto dire?”. Parte bene “L’eternità di un attimo” ove cogliamo “nel pensiero divengo bambino che cresce nel tempo di un grave sospiro…”, frase che rivela come gli autori (cioè la band nel suo insieme) non siano privi di una certa verve poetica, quando non prende il sopravvento il timore di essere…troppo poco rock. Forse però a questo punto non sarebbe male interrogarsi su che cosa sia (o dovrebbe essere ) il rock. Probabilmentee non esiste una definizione finita. O ne esistono tante, forse troppe. “Quel vuoto in te” offre qualche istante di “rispetto” in più alla voce, ma solo sporadicamente. E siamo già alla fine, con nelle orecchie ancora gli echi di una batteria che picchia forsennatamente. Ascoltiamo con curiosità “Il paese degli uomini integri” ove è stato inserito anche un testo in lingua Mòoré affidato ad Abdoul Moumini Nalgoubri, anche lui assediato da schitarramenti rabbiosi. Alla fine, quando cala il silenzio, rimaniamo un po’ interdetti, anche perchè risulta difficile esprimere un giudizio in un contesto che musicalmente pecca di una certa ripetitività e non consente di cogliere frammenti sufficientemente ampi per apprezzare meglio le personalità dei singoli esponenti della band. Si sta sulla fiducia, ma è un po’ poco. E sul concetto di rock….il dibattito rimane aperto. (Vaio Aspis – “Radica” – (R)esisto)

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