Quando di Davide Solfrini avevamo ascoltato il singolo. “Mi piace il blues”, di cui avevamo scritto alcune settimane or sono, l’impressione che ne era scaturita era stata quella di trovarci al cospetto di un cantautore di nuovissima generazione, grintoso, ironico ed a tratti anche divertente. Non abbiamo però ritrovato del tutto quell’immagine nel Davide Solfrini del cd “Luna Park” ove delle dieci tracce proposte solo una parte è riuscita a convincerci.
Ci sono piaciute le sfumature dolci e amare di “Bruno”, ovviamente “Mi piace il blues” di cui già abbiamo detto, ci è piaciuta ed anche parecchio “Ballata”, che coniuga buona musica con belle immagini di testo; “Lavanderia” è un brano che qualcuno definirebbe “radiofonico”, cioè che riesce a prendere con una certa immediatezza; ed un altro bel giro di parole ed accordi lo troviamo in “Mai più ogni cosa”. Quel che resta però, galleggia mestamente in una pozza di mediocrità un po’ ripetitiva, caratterizzata spesso da quel conflitto tra voce e suoni, che troppo frequentemente vede prevalere i secondi (difetto molto diffuso in questi anni) a scapito dei testi che forse, in più di una circostanza, meriterebbero di essere colti; non ci sono guizzi capaci di produrre vibrazioni forti ed inaspettate insomma, pochi gli spunti destinati a farsi ricordare. Per usare il linguaggio della scuola del tenpo che fu, questo cantautore non sarebbe certamente da “bocciare”, ma rimandato lo sarebbe di certo ed anche in diverse materie.