Un percorso artistico lungo un decennio raccolto in un album intitolato “Prova Zero”. Questo è il nuovo lavoro di Roberto Sarno pubblicato dalla label RadiciMusic Records, che in una decina di tracce rivisitate e rimasterizzate ha voluto ripercorrere la parte più significativa del suo cammino. Lo ha fatto con il collaboratore-amico di vecchia data, Marco Mafucci, ma soprattutto mettendo da parte esperienze e vicissitudini con varie band, promuovendo per la prima volta il proprio lavoro con il proprio nome.
S’inizia con “Il tempo che brucia sull’asfalto”, un brano molto arioso che lascia ampi spazi alla parte strumentale (caratteristica che ritroveremo in diversi altri brani di questo cantautore che pare avere trovato un giusto equilibrio tra parole e musica senza che tra le due espressioni ve ne sia una gregaria). “Come per sempre” è un brano estremamente delicato con un testo intenso che acquista via via contorni sempre meglio definiti grazie anche ad un arrangiamento che ben esprime i colori della malinconia. “Abbiamo vinto un’altra guerra” è una canzone incisa da Motta nel 2016 e ripresa da Sarno con un bel giro di accordi alla chitarra ed un buon testo, anche se meno intenso del precedente. “Fragole” è la canzone del rifugio, quella del confronto tra sé stessi ed il resto del mondo, scorre piacevolmente e genera un piccolo sussulto laddove si ascolta la frase: “…protetto da un ridicolo comportamento endorfrinico…”, farebbe la gioia di primari e medici. “Io sono qui” è un brano più disteso, un brano senza sussulti con qualche richiamo ad un certo modo di pensare alla musica negli anni ’80. “Bubù” è una bella canzone soprattutto nelle intenzioni perché ci proietta nel mondo fatato dei bimbi, una dimensione nella quale talvolta è bello perdersi. Ed è ancora il pianoforte a creare l’atmosfera di “Cadere sola”, canzone nella quale il testo diventa poesia pura con frasi come “…vibra il suono della tomba mia/e si diffonde intorno/ mentre piangi per me che muoio nel tuo cuore…”; bello! “Luna” non pare invece destinata a lasciare grandi ricordi né per il testo né per la musica mentre “Silenzio intorno” potrebbe essere più piacevole senza quell’orribile e prolungato effetto cartavetrata che pare un difetto d’incisione. E si va a chiudere con “Parole inutili” (più che inutili, poche), brano molto interessante anche musicalmente, che ci culla virtualmente sino alle ultime note del cd. Appare evidente che Sarno è uno che di canzoni ne ha masticate molte e che sa anche come ricavare il meglio da un testo creando un’atmosfera. Il suo è un album antologico ben assortito, la sua voce non è particolarmente originale ed a tratti anzi pare un po’ omologata, ma è efficace ed “arriva”. Non è tutto bellissimo ciò che si ascolta, come del resto accade in ogni album, ma nell’insieme si può parlare di un prodotto realizzato con mestiere e passione. E merita una citazione anche l’elegante copertina realizzata da Francesco Camporeale.