Quando sentiamo dire che ormai c’è troppa gente che per fare musica si arrampica lungo sentieri impervi e spesso improbabili. Quando abbiamo il sospetto che un certo modo di comporre sia dettato più dal desiderio di fare sensazione che non dall’afflato artistico. Quando ci dicono che inesorabilmente occorre sondare terreni difficili, perchè quelli facili sono già stati tutti dissodati, ebbene allora sono quelli i momenti in cui si dovrebbe ascoltare Scarda, il cantautore calabrese che ha recentemente pubblicato l’album “I piedi sul cruscotto”.
Non sto dicendo che ci troviamo al cospetto di un capolavoro, però, questo cd, sin dalla prima canzone, “Serenata del muratore”, mette di buon umore, fa venire voglia di proseguire l’ascolto e ci si ritrova a battere ritmicamente la biro sulla tastiera coinvolti da un modo di pensare alla musica che più semplice non potrebbe essere. Facilissimo ascolto, certo, come confermano “Michele è matto”, il secondo brano, o “Io lo so”. Poi ci si imbatte in “Dio esiste”, tema sempre delicato, che Scarda risolve con un po’ di incoscienza ed un po’ di ironia. L’innoqua “L’estate passa” che precede la bellissima e delicata “Gina” che insegna come si possano raccontare cose importanti anche con l’aria scanzonata. C’è però una cosa che va detta a proposito del lavoro di Scarda. Lui dovrebbe promuovere la sua produzione a suon di singoli. Perchè un album con dodici canzoni rischia, dalla seconda metà in poi, di apparire ripetitivo proprio per le caratteristiche musicali che segnano i suoi brani. In altri termini, l’attenzione ad un certo punto viene meno e potrebbe più facilmente essere recuperata “giocando” le carte su più supporti (o un paio di ep). Con tutto ciò non sfuggono “Sarà bellissimo però”, storia di un amore senza speranza e disperato e “Mario il precario” con la quale il cantautore non rinuncia ad una delle tematiche giovanili di assoluta priorità di questi anni: la ricerca del lavoro. Tratta il tema con verve e simpatia. E qualche chilo di sana ironia.