“VENERE TASCABILE” ALBUM ROCK ELETTRONICO DEI SETA

“Venere Tascabile” è il titolo del nuovo album dei Seta, terzo progetto discografico per la band veronese. Nove tracce di rock elettronico, non sempre convincenti, ma indubbiamente colme di buoni propositi musicali ed anche con qualche buona individualità.

S’inizia con “Resta solo un nome” che per concettualmente, nel testo, pare una versione ultramoderna di “Quelli che…”, brano di Enzo Jannacci divenuto famoso per la passerella di tipologie umane che andava a rappresentare; ovviamente le sonorità sono di tutt’altro genere, qui si fa rock elettronico con una ritmica coinvolgente, di certo assai più di quanto non lo sia il testo. “Lui è Lei (Chi sei?)” è un brano non male, sia musicalmente sia come testo, che dà più significato al cantato. “Non posso stare senza” vede la partecipazione di Megahertz (collaboratore di Mogan e produttore artistico di questo album) e siamo al cospetto di un brano ben strutturato, di discreta fruibilità. “Dare un senso” rende più vibanti le atmosfere rock, musicalmente è un passo indietro rispetto ai brani ascoltati in precedenza, nonostante la bella chitarra di Lorenzo Meuti; nulla di indimenticabile comunque. “Prendere o lasciare” è uno di quei brani in cui ti chiedi ad un certo punto che ci sta a fare la voce, praticamente sempre coperta da un eccesso strumentale frastornante che come già più volte scritto, rappresenta un limite nel modo contemporaneo di pensare al rock. “Venere tascabile” è la canzone che dà il titolo all’intero progetto, se ne coglie la consapevolezza da parte della band, come “arriva” il tentativo di dare qualcosa in più, un qualcosa che però giunge a fasi alterne, nonostante un andamento rock robusto, affrontato con convinzione. “Decideremo in volo” ha una bella ritmica, che si fa seguire quasi inconsapevolmente, piace anche l’idea della situazione che si va a creare, ricca di significati è la frase “…vincere è accettare che una stella può cadere….”. E si va verso la fine con “Piove” (brano portato al successo dai Timoria) che vede la partecipazione di Omar Pedrini dando vita ad un buon connubio di voci e ad una canzone che risente di una diversa originalità. Si chiude con “Sotto il peso dei pensieri”, nulla di straordinario rispetto a quanto ascoltato nei brani precedenti, nulla che lasci una traccia più marcata di altre. I Seta sono una buona formazione che qualcuno definirebbe di onesti rokkettari. Ciò che fanno lo fanno mediamente bene, con qualche cedimento qui e là, ma almeno tre (fors’anche quattro) dei brani di questo album sono di discreto livello. Manca forse quel tocco originale che renderebbe più riconoscibile la loro cifra musicale. Ma di questi tempi è un problema diffuso. E le soluzioni le hanno in pochi.

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