Ciò che sin dalle prime battute emerge ascoltando l’album di Luca Dirisio, “Bouganville”, è la percezione di un mestiere consolidato da un percorso artistico che nel 2004 assunse subito contorni definiti allorquando ottenne il riconoscimento di “Artista rivelazione dell’anno” al Festivalbar. Seguono la pubblicazione di un album che trovò riscontri anche in Spagna e, nel 2005, la partecipazione al Festival di Sanremo in qualità di ospite per un duetto con Paolo Meneguzzi. Da lì sino al 2011, gli album pubblicati da Dirisio sono stati quattro ed una ventina i singoli. Con “Bouganville” l’artista torna alla carica con dieci tracce inedite prodotte ed arrangiate da Giuliano Boursier per l’etichetta Music Ahead.
Si comincia con “La mia gente”, che in qualche modo dedica alla sua terra d’Abruzzo, lo fa con voce decisa, prestata ad una canzone dalla struttura classica e coinvolgente. “Come il mare a settembre” è una storia d’amore che pone in risalto l’abilità di Luca nella scrittura che disegna immagini senza sbavature. “Carta da stracciare” ha un andamento veloce, ma meditato e con buoni arrangiamenti, un brano fatto per chi ancora pensa che una canzone sia un insieme armonico di note e creatività. “Occhi negli occhi” è ancora una canzone d’amore, musicalmente assai fruibile. “Il tuo cuore non esiste” tratteggia l’ambizione che tradisce la bellezza e annega i sentimenti, nulla di epocale, ma la canzone “arriva”. Molto bello è invece il testo di “Roma” che ci offre una sorta di cartolina della capitale con un ritornello assolutamente immediato e, anche in questo caso, ottimi arrangiamenti. Piccolo calo fisiologico con “Orsa maggiore”, almeno per quel che riguarda la struttura del brano, non per gli intenti che vogliono invece essere un omaggio alla signora Dirisio. E non incanta neppure “Stare bene”, nonostante il buon arrangiamento. Ma si riprende subito quota con “Whisky”, storia di un giramondo che l’artista ha realmente incontrato a Roma, canzone arrangiata anche con richiami al folklore irlandese. E si va a chiudere con il vero capolavoro di questo album: “Niente”. Una canzone d’autore a tutto tondo, intensa, vissuta, con un testo bellissimo e un’interpretazione che riesce a creare un pathos tutt’altro che scontato. C’è molto mestiere, come dicevo in apertura, nella realizzazione di questo progetto che ha un solo punto debole: il rischio di una musicalità che risulta acquisita e codificata dopo i primi tre/quattro brani e che può alimentare un calo di tensione in chi ascolta. Ma una canzone come quella che chiude questa galoppata di note, vale da sola tutto il cd. E Dirisio è comunque un artista che dimostra potenzialità che giustificano i riconoscimenti di una quindicina di anni or sono e che, ancora oggi, sa dimostrare di avere qualcosa di dire in un panorama musicale complessivamente piuttosto desolante.