LA MUSICA NON E’ UN “GRATTA E VINCI”

Giorgio ()

Ricominciare a fare musica nei piccoli spazi, nelle piccole radio, in piccoli circoli, senza aspettarsi folle oceaniche, senza millantare “sold out” fantasiosi, spesso ottenuti rimpicciolendo spazi più grandi per ingannare lo sguardo. Ricominciare a pensare alla musica come ad un qualcosa da ascoltare e non solo da sentire. Dovrebbe essere questo, a parer mio, uno dei buoni propositi per il nuovo anno. Costruire canzoni e personaggi, perché i talent, ormai in declino, in questi anni ci hanno insegnato che un personaggio non può essere solo quello che va in tv più di altri, ma un personaggio è colui che sa offrire di sé qualcosa che altri non sanno o non possono offrire. Un personaggio è quasi sempre chi non è consapevole di esserlo, perché a renderlo tale sono il suo aspetto e ciò che dice o sa dire. E lo fa attraverso le canzoni, che a quel punto devono rispecchiarlo. Il rap, il trap e queste mode che si somigliano, non sono più in grado di creare personaggi perché il tempo di quella musica è già finito, anche se in Italia stiamo trasformando rap e trap in sfogatoi per sfigati. E’ la depressione sociale di questo particolare periodo, che ferisce anche le migliori ispirazioni. Come accade anche nel cinema. Il cinema italiano che un tempo sfidava il mondo e che spesso solo per ragioni linguistiche, come un giorno mi disse Alberto Sordi, non sempre riusciva a dominare le scene internazionali, oggi non riesce più a convincere la giuria di un concorso. Da anni si producono e si portano a concorsi internazionali pellicole che parlano solo di mafia e di camorra, di crimini e di lacrime. E’ un’Italia che si piange addosso nella quotidianità come nell’arte. Un’Italia che si è persa e che per ritrovarsi deve appunto, ricominciare a costruire, senza sperare nei miracoli. Sulla mia scrivania e nel mio computer, arrivano valanghe di materiale. Singoli, ep, album, decine e decine di gruppi o solisti che giocano con la musica come fosse un “gratta e vinci”; si butta lì una canzone senza capo né coda, un video mentre si gioca con il gatto e….hai visto mai? potrebbe notarti qualcuno. Perché di gente disposta, anche tra i colleghi giornalisti, a cercare il possibile tra l’improbabile, ce n’è sempre, non fosse che per apparire originali. E così quel poveraccio che diviene un fenomeno per due giorni, portando ad un talent una canzone delirante intitolata “Carote”, trova chi lo definisce “alternativo”, mettendo in imbarazzo anche chi semplicemente pensa di trovarsi al cospetto di uno che non sa cantare. Fortunatamente il tempo sana ogni cosa ed episodi di quel genere li sana nel volgere di poche ore. Ma quegli episodi sono emblematici di una certa epoca, fatta di nulla. Ecco perché ricominciare, con pazienza, ripensando alla musica, agli spazi, al lavoro che sta intorno ad una canzone, provando ad accontentarsi, almeno in principio, di coloro che la musica la vogliono ancora ascoltare e non solo sentire.

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