Gianpiero Mazzone, cantautore di origini siracusane, ha pubblicato un cd intitolato “Cent’anni” con in copertina la bellissima immagine di un uomo d’altri tempi, un uomo che ci riporta all’Italia più bella, quella della fatica e di tutto quel mondo che era in divenire. Mazzone è un cantautore che quasi sempre sa fare buon uso dei testi. In “Quando scende la sera” il brano che apre l’album, dice tra l’altro “Forse il tempo è un’idea, forse un modo di dire, ma è il vestito migliore che abbiamo e che dobbiamo indossare”. E questa è poesia regalata ad un brano nell’insieme gradevole.
Come lo è “Che domani sia migliore” o, ancor di più, “Da qui si vede il mondo” che offre un’osservatorio piccolo rivolto all’immenso. Ma quando si approda all’ascolto di “Si li mè paroli”, si comprende come questo artista sappia con il dialetto arrivare dritto al cuore, anche se non tutto si capisce, certamente più di tutto si percepisce. Piccolo inciampo con il brano che dà il titolo all’intero progetto; non è gran cosa, certo qualche passo indietro rispetto ai brani sino a quel punto ascoltati. “Incontro” e “Luminaria” offrono ancora alcuni passaggi di testo interessanti e arrangiamenti accurati (l’intero lavoro comunque si avvale della collaborazione di musicisti di ottimo livello) eppoi ecco “Gramigna”, altro brano in dialetto (la musica in questo caso è stata scritta in collaborazione con Luca Proietti) di grande intensità che facilmente ci si sorprende a riascoltare più volte, una dopo l’altra. “Pazzo”, al di là dell’ottimo arrangiamento, non è gran cosa. Ma è invece curiosissima “Amuri santu”, brano malinconico per sola voce e tammorra, canzone che sa d’antico, sa di mare, sa di un vento che non si ferma mai. Un progetto nell’insieme gradevole, prodotto da TerreSommerse con un solo piccolo appunto da muovere: i brani in italiano necessiterebbero di un poco di attenzione in più alla dizione, in particolare in “Quando scende la sera” le imperfezioni in tal senso sono piuttosto accentuate.