Curioso ed originale il progetto di questo Ep di Viky (al secolo Viky Rubini) cantautore bergamasco che con le cinque tracce di “Tra le mie coste” costruisce un percorso di introspezione ricco di allegorie, non di facilissima fruibilità, fatta eccezione per un brano, ma nell’insieme emotivamente intenso.
Canzoni “vissute” insomma, che per essere narrate parlano di una tempesta, di una zattera in mezzo ai flutti, di uno scoglio simile ad un porto, di un naufragio nel quale specchiarsi. Tra chitarre acustiche, musica elettronica e instancabili suoni di onde, si sviluppa questo percorso cantato, a tratti gridato o sussurrato nella cangiante tavolozza di stati d’animo che si rincorrono. I testi sono intensi, a detta dello stesso autore la frase “…forse stare soli è davvero l’unica, così almeno se anneghi non devi chiedere scusa…” che caratterizza tutto il lavoro, lungi dal voler rappresentare una fuga dalle proprie responsabilità, assume però i contorni di una malinconica constatazione. “L’ultima spiaggia sarà lo scoglio” è indubbiamente il brano migliore, di taglio decisamente cantautorale. Ma non sono fuori luogo quelle sperimentazioni vocali e strumentali che vogliono disegnare, sia pure talvolta in modo impervio, lo stato d’animo di momenti diversi, diversamente vissuti. Un progetto colto e pensato, con una proposta più accessibile in un contesto che va letto con maggiore attenzione.