E’ questo “Cupid’s Catalogue” di Cecilia un album che contiene dieci tracce tutte da ascoltare. Anche perchè, dopo avere ascoltato la prima (“Too Much Love Too Soon” prodotta anche su video), è difficile astenersi dall’andare oltre. Dieci canzoni in inglese, frutto di un percorso umano ed artistico che ha indotto l’artista a porre tra la sua prima incisione e quest’ultima, recente, quattro anni di maturazione che hanno dato evidentemente buoni frutti.
Sono dieci canzoni d’amore e questo non deve indurre a moti di noia perché l’argomento è di per sé infinito, ma soprattutto sono dieci canzoni d’amore che hanno una chiave di lettura estremamente originale. Questo “erbario dell’amore”, come viene definito nella documentazione che l’accompagna, associa ogni brano ad una pianta, ad un fiore, ad un colore, ad un profumo, ad una magia. E così la rosa assume in “Rose” le sembianze di una piratessa e per la luna solitaria di “Lonely Moon” è l’ipomea bianca. Dal punto di vista che più ci riguarda, Cecilia ha una voce cristallina ed è un’ottima arpista che decide di farsi accompagnare da uno stuolo di musicisti che suonano viola e violino, violoncello e fagotto, organo e synth, dando vita ad un percorso musicale strumentalmente molto interessante, reso tale anche da arrangiamenti delicati e puntuali. Naturalmente non tutti i brani sono eccezionali, si passa da una fruibilità più immediata ad un andamento meno convincente, ma comunque sempre musicalmente ben strutturato. Delude un po’ la chiususa con quella “Vita Sackville – West” che è forse la cosa meno riuscita, al contrario del brano di apertura che è un piccolo gioiello. Nell’insieme questo “Cupid’s Catalogue” è però un ottimo prodotto che risente positivamente dell’esperienza nazionale ed internazionale maturata da Cecilia che di cognome fa Lasagno e che ha al suo attivo anche la partecipazione ad un Festival di Sanremo, quello dello scorso anno, con Max Gazzè.
