“Tra i mirtilli e le ortiche – Gianluca Gabriele canta Roberto Durkovic” testimonia l’incontro raro e prezioso tra una giovane voce in cerca di autore e un autore maturo in cerca di una nuova voce. La rarità sta nel fatto che gli autori la cui opera definisce un preciso universo poetico (non quindi i parolieri a ore e i juke-box umani) tendono generalmente a cantare il proprio materiale, mentre i giovani interpreti tendono a rifare sterilmente i classici del passato o, peggio, a rianimare bocca a bocca invano canzonette morenti prodotte in serie da qualche eterno impiegato accreditato dalla major di turno.
Onore e merito ad entrambi a prescindere, dunque, per il coraggio, la determinazione e la sensibilità con cui hanno saputo concepire e realizzare questo insolito progetto. Gabriele entra nel mondo di Durkovic (I Fantasisti del Metrò) dalla porta di servizio, in punta di piedi, con rispetto e squisito garbo, ma portando con sé il bagaglio di una personalità già robusta al punto di non dover affermare la propria identità attraverso l’ingombro e la sopraffazione (siamo ben lontani, per intenderci, dallo sfoggio sguaiato e gratuito di decibel vomitati in prima serata da troppi show con poco talent). Il giovane interprete calabrese veste i brani con sobrietà e misura, avvolgendoli nel calore di una vocalità che sa essere intensa senza scadere nel patetico e sa farsi duttile senza suonare scolastica, trovandosi a proprio agio sia nella dimensione intimista di Alessandra, sia nel teatro-cabaret di A me mi piace vivere alla grande (unica cover del disco), attraversando illeso anche le infide sabbie mobili di ballate dalle tentazioni rivierasche (Nostalgie) e di brani che, se sradicati e decontestualizzati, potrebbero facilmente trasformarsi in oleografia da cartolina (Strade aperte). La produzione, puntigliosa e impeccabile, è dello stesso Durkovic, che ci offre un disco molto curato e ben suonato, in equilibrio tra pop e canzone d’autore, attraversato dal vento vigoroso dei Balcani.