I “Destini coatti” di Roberta Gulisano

E’ di recente pubblicazione l’album della cantautrice siciliana Roberta Gulisano, “Destini coatti”, che per questo suo lavoro ha voluto rifarsi all’opera ed al pensiero di Goliarda Sapienza, attrice e scrittrice catanese, protagonista di un’esistenza travagliata ed intensa. Un album che non deve ingannare chi ascolta, soprattutto se indotto a lasciarsi coinvolgere dall’allegro ritmo di marcette e suoni leggiadri. I testi sono, al contrario, densi di ironia, di verità e di vita.

 

Ognuno dei brani contenuti nell’album, è una storia che pone in risalto condizioni esistenziali ed ambientali quasi sempre ancorate ad un realismo talvolta anche crudo. Ad attenuare il tutto, l’ironia con cui Roberta affronta ogni interpretazione, supportata dalla ricercatezza di arrangiamenti mai casuali. S’inizia con “Adele che cade”, che affronta i risvolti  di una vita segnata dagli errori, vita al femminile, per questo ancor più gravata dai giudizi e dalle condanne; “Freak and chic” è invece una scanzonata presa in giro fi quegli ambienti un po’ snob, nei quali spesso le pretese di eleganza si coniugano con i presupposti di un’ignoranza becera e pettegola; “C.M.” è invece la storia drammatica di una donna che abbandona la vita nell’indifferenza generale, come purtroppo spesso accade nell’isterica normalità metropolitana; “La bella addormentata” è una rivisitazione, riveduta, corretta e aggiornata della nota fiaba mentre “Le parole che non ho” vuole essere la rappresentazione di un’incomunicabilità sofferta mentre il brano che segue, “Destino coatto” è ispirato a un romanzo di Goliarda Sapienza con un riferimento iniziale ad uno scritto (“Il gatto nero”) di un altro grande autore quale fu Edgar Allan Poe; particolarmente ironica “100 grammi”, ovvero la rappresentazione della ricerca di una dimensione che di sé che piaccia al mondo, sino al punto di rinunciare a sé stesse, cui fa quasi da contraltare “Canzone per donna imperfetta”, musicalmente forse la meno riuscita delle canzoni dell’album, ma anche in questo caso ci troviamo al cospetto di un testo denso di significati, una sorta di rito di liberazione, molto amara, di una donna disillusa, ma che si ritrova nelle sue imperfezioni. Chiudono l’album “Troppo per le ventitre”, quadretto di ordinaria infelicità annegata nella dimensione allegorica dei gioco delle carte e delle parole non dette nel non luogo di un bar come tanti. E poi, “Valzer per Licia”, una sorta di dolce fiaba le cui ultime parole sono affidate al canto incerto di una bimba. Complessivamente un ottimo lavoro, pensato, scritto ed interpretato da Roberta Gulisano, alla quale dunque va il merito delle tante belle intuizioni che costellano le canzoni, con il  coordinamento di Orazio Sturniolo e la partecipazione di un manipolo di ottimi musicisti che hanno saputo cogliere il senso dei vari percorsi narrativi affidati a testi mai banali o scontati.

Condividi su facebook
Facebook
Condividi su twitter
Twitter
Condividi su pinterest
Pinterest
Condividi su whatsapp
WhatsApp
Condividi su telegram
Telegram

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *