Il Sanremo degli improbabili “big”

Simona Molinari e Peter Cincotti, Malika Ayane, Modà, Simone Cristicchi e Maria Nazionale sono il meglio di questa 63a edizione del Festival della canzone italiana di Sanremo, almeno per quel che riguarda la sezione dei sedicenti “big”. Sedicenti perchè di “big” veri e propri tra questi 14 selezionati, non ce n’è nessuno. Le cose peggiori sono invece venute da Elio e le Storie Tese e Marta sui Tubi, da riascoltare con molte riserve Daniele Silvestri, Raphael Gualazzi (deludente dopo l’ottimo esordio dello scorso anno), Almamegretta e Max Gazzè. Di puro contorno gli altri. La vincitrice in pectore è Malika Ayane, ma Modà o Simona Molinari e Peter Cincotti potrebbero essere gli outsider dell’ultima ora. Semplicemente straordinaria la performance dell’israeliano Asaf Avidan con un brano difficile e trascinante. Come raramente accade il festivalone ha rivolto per qualche istante lo sguardo sugli artisti di area indipendente, ma non è stata molto fortunata la scelta. Il mondo indi ha molto di meglio da offrire e forse sarebbe opportuno accorgersene prima e più spesso. Il portare a Sanremo artisti di area indipendente che da almeno dieci anni calcano le pedane di circoli e pub di tutt’Italia, significa avere ripetutamente perso delle ottime occasioni offrendo l’opportunità di una grande visibilità a personaggi non più nel fiore degli anni. Ancora una volta evanescenti ed incerti i protagonisti dei talent (“Xfactor” e “Amici”) che non sono certamente “big” e che dal punto di vista artistico devono percorrere spesso distanze siderali.

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