“Arrivederci Italia” è l’ultimo lavoro di Ennio Rega, cantautore romano di indiscusso successo, che conferma una carriera fatta di continui miglioramenti, di ricerca della musicalità e di originalità poetica. Un ascolto per orecchie raffinate, che sappiano cogliere le tante sfumature stilistiche di questo album.
Si va da un ritmo classicheggiante in stile piano bar, per arrivare ad una sonorità che ammicca alla musica balcanica, con delle polke rielaborate attraverso armonizzazioni jazz. Il messaggio che accompagna tutto il lavoro è quello di un uomo indignato, stanco dell’indifferenza della società odierna, del perbenismo, mascherato da falsa pietà, della tolleranza che riempie le bocche degli arricchiti e lascia vuoti gli stomaci degli indigenti. Meritano menzione speciale alcuni brani di questo album che ne conta in tutto 15. “La buca”: storia di un’Italia che passa dalla capitale con torme di immigrati che invadono le spiagge per lavorare, disturbando i ricchi nei villoni. Ancora “Io Lino e Lia” storia di amici di vecchia data che si ritrovano nei salotti bene a fare beneficenza, ma che svendono la città alla corruzione per sbarcare il lunario, diventando parte integrante di quel sistema che da giovani avevano abiurato. Molto toccante “Rosa di fiori finti” storia di una cugina costretta ad emigrare in Svizzera a fare l’operaia tessile con turni massacranti, abbandonata dal padre perché considerata una poco di buono “abbandonatasi nei ciclamini in una felceta, sulla pelle dorata di uno sfregiato analfabeta”. In ultima analisi, molto delicata “Ragazzo mio” un testamento spirituale che non va svelato per non togliere il piacere dell’ascolto a chi vorrà concedersi un’ora di ottima musica in compagnia di un Ennio Rega in splendida forma artistica.