A San Remo anche quest’anno. Perchè?

Anche quest’anno “Un’altra Music@” sarà nella sala stampa del Festival di San Remo. Ma che ci va a fare il direttore di una rivista online che si occupa di musica indipendente, nel tempio delle major ove gli indipendenti di solito rimangono all’uscio?

Personalmente ho sempre diffidato dello snobismo di chi grida ai quattro venti di non guardare la televisione, di non essere interessato al festival di Sanremo e di non avere mai votato la Dc.Perchè, quandanche così fosse, la televisione è stato lo strumento che ha saputo unire gli italiani sotto la bandiera di un unico idioma, il festival di Sanremo è un fatto di costume che ogni anni inchioda davanti alla tv oltre 10 milioni di famiglie ogni sera e la Dc, che tutti dicevano di non votare, raccoglieva oltre il 40 per cento di consensi ad ogni tornata elettorale. Insomma, in tutti e tre i casi, fare gli schizzinosi significa o significava vivere al di fuori della quotidianità. Un lusso che di questi tempi può concedersi solo chi vive in una quotidianità propria, estranea al mondo reale. E allora, dietro a queste pletore di “io no”, credo di vedere incedere a braccetto snobismno ed ipocrisia. Requisiti che non mi appartengono. Ho visto l’elenco dei “big” (o presunti tali) che calcheranno il palcoscenico dell’Ariston dal prossimo 14 febbraio. E la sensazione è quella degli ultimi anni: una smazzata di carriere alla deriva che sperano in San Remo per ritrovare il bandolo di una matassa che, in alcuni casi, probabilmente, non ersiste più. Con le dovute eccezioni, si capisce. E’ il caso di Nina Zilli di cui tutti dicono meraviglie ma che, al di là degli addetti ai lavori, nessuno conosce. Emma, che ha carattere da vendere e che gioca tutta sè stessa, questa volta da sola, dopo il secondo posto dello scorso anno con i Modà, colto in seguito ad una vittoria annunciara troppo presto. Chiara Civello, la vera novità, ma che non è una big come non lo sono Nina Zilli ed Emma. E’ invece un big Eugenio Finardi, cantautore di vecchia scuola, chiamato probabilmente per ritentare il percorso della passata edizione di Roberto Vecchioni. Ma difficilmente coglierà gli stessi risultati. Il resto è contorno. Compresa la partecipazione di Lucio Dalla come lo fu lo scorso anno quella di Battiato, padrini di semisconosiuti probabilmebte destinati a rimanere tali. E le nuove proposte? Quest’anno si è scelta la strada “social”, delegando quindi al voto degli internauti la gestione dei destini di tanti speranzosi ragazzi. Ce ne sono a decine di bravi davvero ed a  questo punto la sensazione è che uno valga l’altro. E le scelte vengono affidate ad una sorta di roulette virtuale, dalla quale chi tiene le redini del festivalone, si chiama fuori. Mi accorgo però di non avere ancora risposto alla domanda di partenza (o almeno di averlo fatto solo parzialmente): che ci va a fare a San Remo una rivista dedicata alla musica indipendente, che da messe cantate come quella dell’Ariston dovrebbe prendere le distanze? Va a capire. Capire se ciò che esprime il festival riesce ad avere ancora almeno una parvenza di coerenza con quelli che sono i percosi musicali di tutto il resto dell’anno. Capire se questo fatto di costume, che da anni non è più una rassegna di canzoni, riesce comunque ancora a cogliere la parte migliore di quell’Italia che davanti alla tv vuole, nonostante tutto, cercare scenari diversi da quelli che l’uso strumentale del servizio pubblico propina con inquietante continuità ormai da anni. Magari concedendosi qualche ora di rilassante qualunquismo. Certamente un male minore rispetto a quello di chi attraverso la televisione vorrebbe “plasmare” la mente della gente.

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