Era il 1999 quando ripetevamo “è un mondo difficile”, il tormentone del momento lanciato da Tonino Carotone, quell’anomalo chansonnier di Pamplona che in uno spagnolo ben comprensibile dichiarava “me cago de l’amor”. Un titolo irriverente, che piombava come una mina in un cantautorato da sempre indissolubilmente e banalmente legato al sentimento dell’amore e che quindi divenne subito di culto.
E’ dopo essersene “fregato” dell’amore, Carotone (al secolo Antonio della Cuesta) che ha scelto questo nome d’arte per omaggiare l’italianissimo Renato Carosone, è ora nuovamente in auge nel circuito Indi con un nuovo progetto sostenuto dal Bloom di Mezzago. In coda alla lunga tournée per la promozione del terzo disco “Ciao mortali!” con cui ha girato l’Italia e il mondo (dal tour con Manu Chao in Sudamerica, alla partecipazione al Festival di Cinema e Musica di Kustendorf, per la Direzione Artistica del Regista Emir Kusturika), in questi mesi sale sui palchi nazionali con il progetto Ixpiriens, accompagnato dalla tecnica chitarristica flamenca di Simone Spreafico e dal contrabbasso di Luca Garlaschelli, preso a prestito dalla band di Moni Ovadia. Per il live in trio attinge al nuovo disco, alle evergreen, ma propone anche la celeberrima “tu vo fa l’americano” di Carosone ed una riedizione, leggermente modificata nel testo, della meravigliosa “Storia d’amore” di Adriano Celentano, che si adatta perfettamente alla sua vocalità. Ixpiriens è un viaggio musicale nelle atmosfere dei locali di Barcellona, Buenos Aires fino ai Bar di Caracas in cui l’artista girovago sperimenta le radici musicali dei paesi che l’hanno ospitato, dalla Rumba al Tango, dalle Canzoni 50/60 alla Patchanka. E un progetto di questo tipo trova l’humus ideale nei piccoli club, a diretto contatto con il pubblico, un po’ seduto un po’ in piedi, un po’ attento e un po’ distratto. Sul palco c’è un Carotone quarant’enne, che già dieci anni fa ne dimostrava cinquanta, con i suoi tratti picareschi ed i baffi che nascondono una bocca che ghigna, più che sorridere. Ma non sembra cambiato, soprattutto non ha perso quel timbro particolare, che vibra nello stomaco prima che nel timpano. Oggi canta di un “santo bevedor” che è sceso dal cielo portandosi chitarra e amplificatore (Il Santo), della primavera che arriva dopo che “si congela l’inferno” (Primaverando), ma il suo concetto di un’esistenza senza scampo ritorna spesso: come in Frenomotor in cui filosofeggia “mejor morir que perder la vida” e forse non è più così impermeabile all’amore visto che ripete “si me dices que si, me matas, si me dices que no, me muero”. Se spesso si attribuiscono ad un artista due anime che coesistono, in Tonino Carotone i contrasti sono ancora più evidenti. La sua voce trasmette una disperata malinconia, ma lo fa con parole divertenti. Se gli occhi sono tristi ed un po’ velati mentre guarda il suo pubblico, dietro al microfono sembra se la ghigni beffardo. Infine una sensazione: sul palco Carotone, un frontman navigato, che in giacchetta e cappellaccio calato sulla fronte intona una canzone dopo l’altra con la sicurezza del mestierante, ma accanto a lui, quasi un’ombra che forse non in molti vedono, c’è anche Tonino, un uomo minuto, che pare fragile, quasi intimorito da quello stesso pubblico che vuole vicinissimo mentre canta, ma che scruta come se temesse. Dicono che l’arte scaturisca dal disequilibrio e di contrasti in Tonino Carotone, se ne trovano quanti se ne vuole come nella sua musica le contaminazioni rendono ogni pezzo una sorpresa, ora vien voglia di ballare, ora vien voglia di fermarsi ad ascoltare quel timbro profondo che evoca comunque e sempre “felicità a momenti e futuro incerto”. “Ciao Mortali !” è prodotto da Bloom e distribuito Venus.