Se il Tenco finisce non finiscono i cantautori

Ora che il Tenco sembra accusare gli effetti di una crisi che sta investendo l’ìntero Paese, c’è chi sostiene che di fatto la canzone d’autore è finita, è una nicchia per pochi nostalgici, un qualcosa che risulta anacronistico e fuori dal tempo. Il Premio Tenco muore” scrive Andrea Scanzi su “Il fatto quotidiano” “ non solo per mancanza di fondi. Scompare perché premia un simulacro, un caro estinto: una categoria che non esiste quasi più. Evaporata per sua stessa mano. Il profeta armato di voce e chitarra aveva senso nei Sessanta e Settanta: oggi, molto meno. Tutto è cambiato e chi ha saputo resistere lo ha fatto in virtù della capacità di rivoluzionarsi”. E’ un’opinione, discutibile sin che vogliamo, ma un’opinione. Poco dopo però ancora Scanzi indica quelli che a suo parere sono gli emergenti della canzone d’autore italiana, facendo una premessa: “i veri cantautori di oggi sono i rappercioè la non musica per eccellenza. Se così fosse sarebbe davvero grave. Ma così non è. Soltanto che i soloni del giornalismo milanesi e romani, masticano sempre la stessa carne per poi dire che è carne vecchia.

E ciò accade perchè non sentono la voglia di sollevare le terga dalle loro sedie per andare a vedere cosa c’è in giro, a parte i luoghi ove corrono raccomandazioni di discografici influenti o s’intrecciano amicizie di vecchia data decorate da sontuose ospitalità. I cantautori non sono morti, ma ad agonizzare sono coloro che dovrebbero parlare e scrivere di loro, quelli che sputano sul festival di Sanremo, ma poi non disdegnano intrallazzi e facezie simili, magari solo trasferite in altre sedi. I cantautori esistono ancora. E lo sappiamo bene noi organizzatori di festival e rassegne, spesso alle prese con lo snobismo di chi ha la pretesa di essere pagato a caro prezzo per accettare di far parte, con fare annoiato e distante, di giurie che esprimono giudizi quasi sempre sbagliati. I cantautori esistono ancora e molti di loro sono giovani e preparati, ma non lo può certo sapere chi si ferma sulla soglia del Tenco, attendendo l’approssimarsi dell’inverno in riviera e pensando (o fingendo per comodità di pensare) che quello sia l’unico indicatore attendibile.

 

 

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