Loro fanno causa ai sette nani…

L’ultima fatica del nutrito grupppo Wogiagia s’intitola “Faccio causa ai 7 nani”, ed è già tutto un programma. Il filo conduttore del lavoro è una sorta di esortazione al “risveglio”. Soprattutto della consapevolezza, dell’impegno, della voglia di vivere, e non solo di sopravviviere o vivacchiare, in questo strano torpore indifferente che i tempi attuali – un po’ volutamente, un po’ no – ci inducono. Interessanti i testi, ricchi di assonanze e rime originali e mai scontate.

 

Il primo brano, “Il potente prepotente”,  già trasuda indignazione, nel ritmo reggae che è uno dei marchi di fabbrica del gruppo, e che pervade, insieme a sonorità che vanno dal più classico swing al soul, tutto il CD. “Wake up and fight” è l’unico brano in lingua inglese, ma col suo invito a “svegliarsi e lottare” segue la traccia che contraddistingue il lavoro. E’ un gioco tra il nonsense ed il visionario, un filo angosciante, il terzo brano che dà anche il titolo all’album, “Faccio causa ai sette nani”, mentre “Miglioro” è uno swing preciso, che ricorda le atmosfere che Sergio Caputo aveva reso popolari con le sue canzoni negli anni ’80.  Totale cambio d’atmosfera, diventa una riflessione tutta al femminile “Nuovi orizzonti”, un inno alla voglia di indipendenza e di libertà, al di là dei rischi e dei limiti spesso autoimposti. “La ballata dell’insonne”, con una curiosa intro bandistica, si distingue per un testo un po’ criptico, e certamente pessimistico, immediatamente smentito però da “Movimento” altro invito all’attivismo sia fisico che intellettuale. Le strizzatine d’occhio alla cadenza romanesca, omaggio evidente alla provenienza della band,  che si colgono qua e là in tutto il  CD, si fanno testo apertamente dialettale in “Giro di do (in re)”, pezzo che suggerisce di ascoltare la propria voce interiore, i consigli dell’anima. Ne “La beffa” persino la voce dell’interprete ha un che di aspro, per un testo disincantato e sarcastico sino all’amarezza, ed è quasi un pezzo di cabaret “Ichea”, descrizione grottesca di una domenica in balìa del consumismo. Anche “Fare l’amore” propone in versione ironica e buffa un problema molto pratico: la difficoltà di spostamento in una realtà priva di servizi e vittima del caro-carburante. Il CD termina con la caustica “Nun se spiega”, grondante scherno e disprezzo verso chi fa della superficialità e dell’indifferenza il proprio stile di vita. Nel complesso un lavoro che fa dell’impegno sociale la sua principale connotazione, ma riesce nel contempo ad essere di godibilissimo ascolto. Anche grazie all’accuratezza degli arrangiamenti, ed alla grande professionalità di tutti i musicisti coinvolti nell’operazione. Nel complesso un CD assolutamente consigliabile.

 

 

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