Audace. Lo definirei così il nuovo album di Dario Dee cantautore pugliese che propone, a distanza di tre anni dal suo ep di debutto, il disco “Dario è uscito dalla stanza”. Audace per un motivo ben preciso: in un momento in cui il mercato discografico è saturo, di emergenti ce ne sono a iosa e si fa fatica a scrivere di tutti per mancanza di tempo e non di volontà, pubblicare un album di 16 tracce (15 più un intro ad esser precisi), ci vuole coraggio ed una forte convinzione sulla qualità della propria opera.
E dunque in un mondo in cui si fa tutto di corsa Dario Dee si prende il suo spazio ed impone che gli si dedichi del tempo (tanto) per ascoltare questo album. E dunque cominciamo. Poco meno di novanta secondi sono dedicati all’intro: i tasti di un pianoforte accompagnano la voce di Dario in un ringraziamento a coloro che hanno creduto in lui. Bello l’accenno del valzer 69 n.1 di Chopin. Il fruscìo di una puntina poggiata su un disco apre “Il mio pesce corallo rosso” che se musicalmente è accattivante e con un ritornello facilmente canticchiabile, onestamente il testo non ha sostanza. “In auto con Raf” è una dedica d’amore per i dieci anni vissuti insieme tra alti e bassi con sottofondo le canzoni di Raf. Non sarà un pezzo indimenticabile, ma per i romantici sarà sicuramente tra i brani più apprezzati di questo disco. In “SeNZa GraviTà” due corpi vicini nel silenzio della notte aprono la strada al successivo e ritmicamente più coinvolgente “Noi2Vele” con ancora l’amore protagonista assoluto. Nel ritornello la sua voce ricorda vagamente quella di Alan Sorrenti. Decisamente tra i brani più riusciti dell’album, lo dico sempre: se ti trovi a canticchiarlo dopo solo un paio di ascolti, l’artista ha fatto centro. Arriviamo alla title track “Dario è uscito dalla stanza” testo decisamente autobiografico, un impiegato che trova il coraggio di lasciare tutto e tentare di vivere della propria musica. Brano un po’ lungo con i suoi quasi cinque minuti ma direi ben strutturato. “Interlude I“ divide simbolicamente il disco in prima e seconda parte. Non ne comprendo la necessità onestamente. Questa seconda parte del disco si apre con “LeONi”, tematica non nuova negli ultimi anni ovvero la totale dipendenza dagli smartphone e da un tv spazzatura. È un brano del quale si poteva fare a meno. “Su di me” l’amore cantato prima cede il posto al sesso, all’ossessione per un’amante della quale non si riesce a fare a meno. Dario in più di un brano dà prova di saper giocare con la sua voce, delle volte però è ben contestualizzata in altre meno. In “Caldo d’estate, freddo a Natale” è la violenza il focus. Testo delicato, da ascoltare. Da far ascoltare. Ancora una sorta di pausa con “Interlude II” migliore del primo e in modo molto naturale e consequenziale ci porta ad “Arriverà l’Aurora”, un omaggio ai Passi d’autore di Pino Daniele. Realizzato con una tastiera, una loop station e un vocal harmonist è una carezza. “Neve cade” sembra uscita dagli Settanta, un po’ fuori contesto e senza lodi particolari. “MiRiaM_Aria_“ ci porta alla triste realtà dell’infanzia rubata ai bambini siriani, suggestivo il coro che intona l’Aria sulla IV corda di Bach. Il disco si conclude con “You can’t hurry LOVE”, un breve e riuscitissimo omaggio alla Motown Records e con ed uno sprono a cercare sempre la forza di rialzarsi. Qualche breve considerazione finale: Dario Dee ha una buona padronanza della voce, i testi non sono tutti di spessore ma gli arrangiamenti sono ben fatti. Sfoltito di qualche pezzo il risultato sarebbe stato buono ma così deve accontentarsi – per così dire – di una sufficienza.