MANCO ED I SUOI “SEDICINONI”

Manco è un cantautore, un po’ rocker un po’ blues-man, che scrive discrete canzoni, costruendole su buoni testi, avvalendosi di arrangiamenti ben strutturati e della collaborazione di musicisti che sanno il fatto loro. Detto questo, giunti all’ultima nota dell’album “Sedicinoni” (è la proporzione delle immagini ad alta definizione per il cinema e la televisione, ma anche per la fotografia) la prima sensazione che si fa largo è che sarebbe bastato un ep ed anzi, forse un disco con 5/6 brani scelti tra le dieci tracce qui proposte, avrebbero potuto rendere più dinamico e variegato il progetto.

 

 

“Tutti i posti che non abbiamo visto”, il brano che apre l’album, da solo riesce a rendere l’idea di quel che sarà, offrendo una bella interpretazione di Manco, alle prese con un testo ben scritto, una linea melodica discretamente coinvolgente ed una buona musicalità; la sua voce è sicuramente interessante ed avremo modo di verificarlo meglio in un paio di brani più avanti.  “Un altro week end” ha forse una linea melodica meno immediata che recupera però nel ritornello conferendo anche al brano un atmosfera più rockeggiante. In “Satelliti” emerge meglio la voce di Manco, piena e forte, ma la canzone in sé non è gran cosa ed anche il testo in questo caso cede talvolta il passo a luoghi comuni non gradevolissimi. Con “Resilienza”, che pure è un brano non mal strutturato, comincia a farsi largo la sensazione del “già sentito”, il testo assume un percorso indefinito e musicalmente non decolla, come del resto i brani sin qui ascoltati ai quali pare manchi sempre quella marcia in più che permetterebbe di trasformare un prodotto discreto in un prodotto buono/ottimo. “Necessità infernale” ruota intorno ad una buona intuizione del testo, ma non ha picchi di particolare eccellenza. “Foto panoramica” è un brano che “arriva” forse più di altri grazie ad un ritornello riuscito mentre “Febbraio” ci ricolloca in una dimensione già vissuta e sentita. Il meglio di questo album probabilmente sta in “Buoni propositi” che cambia decisamente ritmo, si presenta come un brano in cui la ritmica è più determinata, l’atmosfera rock più decisa ed il testo più coraggioso. Decisamente un buon pezzo.  Ed eccoci ad “Anime strette”, che fa nuovamente un passo indietro senza destare né rammarichi né entusiasmi, per chiudere con “Alibi in vetro”, altra bella intuizione nel testo, buon arrangiamento, ma pochissimi slanci. Che dire dunque di questo prodotto? E’ un’ottima occasione per mettere in luce un buon cantautore, vocalmente ben dotato. Che però sembra non avere ancora spalle in grado di reggere un intero album. Da qui la convinzione che un ep con una buona scelta di brani avrebbe forse potuto conferire al prodotto/cd un “taglio” più favorevole alle attese di Manco e di chi lo ascolta.

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