Capita che dopo un concerto la gente parli più dell’artista di apertura che della band ufficiale. E’ avvenuto in passato, per artisti emergenti, che poi hanno superato in popolarità chi aveva offerto loro la vetrina, e forse avverrà anche per il giovane Francesco Piu, sardo, come chiaramente racconta il suo cognome, ma che sembra nato sul Mississippi, come invece evoca il suo modo di interpretare.
Quando compare su un palco pieno di strumenti che aspettano la band leader, tra il vociare di una platea non ancora attenta, con la chitarra a tracolla, lo fa quasi come un cabarettista. Si presenta in un modo semplice, un approccio timido, ma simpatico. La parlata cadenzata della sua terra di origine strappa subito un sorriso quasi intenerito mentre accenna ai primi accordi presentandosi da sé. Poi inizia a cantare e suonare. I sorrisi accondiscendenti lasciano il posto ad occhi che si spalancano, a sguardi di intesa tra gli spettatori che sembrano dire “ma da dov’è uscito questo fenomeno?”. Dalle file più indietro molti allungano il collo, per superare con lo sguardo le teste davanti a loro ed arrivare a guardare sul palco: perché sembra impossibile che riff, melodie, assoli e voce provengano da quell’unico musicista. Invece Piu padroneggia il finger picking in modo tale da far credere che almeno un altro chitarrista sia nascosto dietro alle quinte e ci si aspetterebbe di vederlo uscire da un momento all’altro. Ma Piu prosegue solo, un pezzo dopo l’altro, in perfetto stile one-man band. La sua voce è blues, indiscutibilmente, ma si propone anche egregiamente nel soul, nel funky e nel rock in acustico. La chitarra è lo strumento principale, ma poi ci sono dobro, armonica, lap steel e banjo L’attenzione alle sue performance è un crescendo, la sua energia conquista e alla fine dell’esibizione il tributo di applausi non è di quelli che si concedono per senso di dovere in attesa di ascoltare il vero concerto, ma è piuttosto l’entusiasmo per una sorpresa completamente inaspettata. Lo si può trovare prima di un concerto di Fabio Treves o di altri nomi di spicco del panorama blues, ma siamo certi che ben presto avrà un pubblico tutto suo ad applaudire le rivisitazioni dei grandi blues che Piu rielabora, fa suoi, ammorbidisce e “italianizza”. Nella biografia leggiamo che ha partecipato ai più importanti festival del genere (IBC Memphis, Pistoia Blues, Narcao Blues, Trasimeno Blues, Magic Blues, Santa Blues de Tenerife, Blues au Chateau, Salaise Blues, Blues in Idro per citarne alcuni) ha aperto concerti per John Mayall & The Bluesbreakers, Jimmie Vaughan, Robert Cray, Charlie Musselwhite, The Derek Trucks Band, The Fabulous Thunderbirds, Sonny Landreth, Joe Bonamassa, Larry Carlton, Eric Bibb e suonato con artisti del calibro di Tommy Emmanuel, Roy Rogers, Guy Davis, Sandra Hall, Kevin Welch, Andy J.Forest, Fabio Treves, Davide Van De Sfroos, Sugar Blue, Keith Dunn, Eugenio Finardi e tanti altri. Nel gennaio 2010, vincendo la selezione in patria, è stato il rappresentante italiano all’ INTERNATIONAL BLUES CHALLENGE di Memphis, Tennessee. Ha all’attivo due album: il primo intitolato BLUES JOURNEY (2007) dove suona tutto da solo, il secondo LIVE AT AMIGDALA THEATRE (2010) in trio.