Daimon (Corrado Pizzolato) è un cantautore di origini piemontesi con venature rock che ha realizzato un album intitolato “Bedlam” interamente in lingua inglese distribuito e promosso da (R)esisto. Un progetto che si apre con il brano che dà il titolo all’intero cd, una voce che arriva subito quella di Daimon in questa canzone con arie vagamente country, qualche remota dissonanza ed un andamento complessivamente piacevole.
Quindi “Day and Night -Pt.1” che rivela un piacevole connubio tra chitarra e voce proiettate verso una buona apertura con buoni arrangiamenti, compreso lo schitarramente finale, tanto per non scordare le tenderze rock. “Snow Girl” è un brano con un ottimo avvio che mette ulteriormente in evidenza la voce di Daimon, ma va poi in calando sulla distanza (per altro breve). “Pigments” entra davvero in una dimensione rock più aggressiva, senza però consegnarci nulla di davvero inedito o di inascoltato. “Unhappy Feeling” è una sorta di grazioso “cameo” (di soli 50 secondi) che si inserisce come un respiro nel cammino dell’ascolto. E si va oltre con “Goodby Blues”, canzone dall’andamento stanco resa evocativa dall’effetto di un sibilo di vento che non smette mai e che ammanta di una sorta di malinconica vibrazione tutta la canzone. ”Casting Away” è un brano fruibile nella sua struttura musicale con una piacevole linea melodica che coniuga, più che in altri brani, la dimensione cantautorale di Daimon con quella strumentale più prossima al rock; bello il giro di chitarra a chiudere. “Drug Addict” presenta volute dissonanze di chitarra in un contesto musicalmente poco attraente, probabilmente si tratta del brano meno riuscito dell’album. E si va verso con fine con “Day and Night – Pt. 2” che si annuncia con una voce che giunge da lontano e poi si fa via via sempre più “tirata”, forse anche troppo, con il risultato di rendere questo brano un po’ monocorde pur se discretamente supportato dalla chitarra. E si chiude con “Now Let Me Go Home”, canzone finale di oltre sette minuti che offre ampi spazi alla dimensione più propriamente strumentale, con passaggi di pura piacevolezza ed altri più omologabili sulle note di un rock “di servizio”. Non è male comunque il lavoro di Daimon, che ha alcune intuizioni interessanti ed una personalità che fa ripetutamente capolino, pur cedendo talvolta il passo a soluzioni più scontate.