IL ROCK DECISO DEGLI USING BRIDGE

Rock. Senza mezzi termini. Un rock perentorio, energico, convinto e convincente quello della band riminese Using Bridge in questo loro ultimo lavoro, “Floatin’ pieces“.

Si riconoscono influenze grunge provenienti dagli anni ’90, ma anche del robusto metal, pur temperato da morbidezze “stoner” e vagamente psichedeliche. Un bel mix che rende fruibili anche i picchi più aguzzi del suono, in un percorso mai ostico, ma sempre aderente ad un tracciato anche melodico ben delineato. Si comincia con il pulsante e corposo suono di “Amigdala”, per scivolare poi nelle atmosfere più grunge di “Velvet Sky”. Di altri brani, come quello che dà il titol all’album, “Floatin’ pieces”, e “Werewolves”, ci piace l’uso della voce del vocalist Manuel Ottaviani, perfettamente consona al genere. Come anche in “Anymore”, pezzo dai toni più accorati e quasi blues. La piacevole cavalcata nei suoni prosegue con “Can remember” e “Leave your skin”, per rallentare gradualmente con “Run to you” dal suono profondo e dal ritmo essenziale, per poi chiudere con “God knows”, una quasi-ballad dalle sfumature più apertamente psichedeliche e alienate. Un lavoro nel complesso molto piacevole all’ascolto, del tutto convincente sia dal punto di vista tecnico che emotivo.

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