UNOAUNO MA I CONTI NON TORNANO

“Cronache carsiche” degli Unoauno è un cd che contiene otto tracce e un po’ di confusione. Le intenzioni sono buone, beninteso, ma un’enfasi strumentale un po’ eccessiva e, soprattutto, tanto insistente da divenire la linea conduttrice dell’intero progetto, desta più di una perplessità.

Il primo brano, “Dei”, suscita una certa attenzione per il curioso gioco tra voce e basso, una ritmica serrata che potrebbe rappresentare un discreto viatico. Poi c’è “Restare vivi”, ancora ritmica forte ed un primo sospetto: la sensazione è quella della ricerca di una connotazione che ancora non c’è. Ma andiamo oltre. “Carsica” è una canzone che con quel parlato un po’ inquietante potrebbe avere una sua suggestione, in un contesto musicalmente più strutturato. E siamo ad “Aleppo (parte 1)” che esordisce con la voce che percorre un testo disarmante (“Andrea non ci sei più, Andrea mi manchi tu…”) sembra di vivere le cadenze di una di quelle vecchie processioni di borgata, almeno finchè non entrano in gioco gli schitarramenti, che non migliorano la situazione. Inutile sperare che “Aleppo parte 2” offra sensazioni migliori, anzi qui ad un certo punto siamo nel caos più totale; qualcuno direbbe strumenti fuori controllo che sovrastano la voce, travolgendola. In “Figlio”, la voce narrante è piacevole, ben cadenzata con un accenno melodico che dà respiro al brano, ma poggia su di un testo che pare scritto con il “tubolario”. “Giorni” ha una sua perversa fruibilità dettata soprattutto dalla musicalità dell’insieme e da un finale che travolge, in questo caso piacevolmente. E si chiude con “Clausura”, brano francamente senza capo né coda che ancor più fa pensare ad un qualcosa di irrisolto. Questa band manca di suoni davvero puliti, di testi recanti sensazioni finite, insomma di una personalità che è poi la base dalla quale fare partire un percorso musicale tracciabile e con una identità propria. Giudizio sospeso dunque in attesa delle prossime prove. Con una certezza ulteriormente confermata: fare del buon rock non è facile. Mai e per nessuno.

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