Carlot-ta, cantautrice ventisettenne di origini vercellesi, pubblica oggi il suo nuovo album “Murmure”. Si tratta di un progetto che ha già fatto molto parlre poichè preceduto da un singolo che rivela che il cd è stato in parte registrato nella Cattedrale di Sant’Andrea, a Vercelli, con l’ausilio dell’imponente ed antico organo che è custodito nella chiesa. Strumento che la stessa Carlot-ta ha suonato coniugando il suono avvolgente e profondo delle canne dell’organo con strumenti contemporanei ed anche con l’ausilio di strumenti elettronici. Ne è scaturito un lavoro estremamente interessante del quale con Carlot-ta abbiamo parlato nell’imminenza della pubblicazione dell’album.
Da che cosa è scaturita la decisione di realizzare un intero cd con l’ausilio di una strumentazione così insolita e così importante?
Suono principalmente il pianoforte, che è il fulcro sonoro dei miei primi due album. Nel 2015 un festival, “A night like this”, mi ha proposto di utilizzare un organo a canne per un concerto. È stata l’occasione per entrare in contatto con questo strumento ed è stato un colpo di fulmine. Si trattava per me di uno strumento completamente nuovo e quindi molto stimolante, con cui riuscivo in qualche modo a interfacciarmi, trattandosi di uno strumento a tastiera, come il pianoforte appunto. Da qui l’idea di scrivere e produrre un album di canzoni per organo a canne, percussioni e voci. Mi interessava esplorare le sue possibilità timbriche e credo che le singole canzoni di questo disco nascano direttamente dai suoni dell’organo che ho utilizzato nella fase di scrittura e di registrazione.
Quali sensazioni ha provato al cospetto di strumenti che hanno una storia così remota, maneggiandoli e sentendone la “voce”?
La sensazione è di avere un forte potere. Un minimo gesto, il movimento di un dito, attiva un meccanismo complicatissimo e fa suonare delle canne alte anche 10 metri. Ne nasce anche un certo timore reverenziale. E poi è uno strumento avvolgente. Intanto perché oltre a essere uno strumento è anche un luogo. Non si può trasportare, fa parte di un’architettura e in quella specifica architettura risuona. In un certo senso è come essere dentro allo strumento, poiché la sua cassa di risonanza è lo spazio in cui si trova e cui ci si trova mentre lo si suona.
Ascoltando questi brani si ha la sensazione di avere a che fare con una concezione della musica più vicina alla cultura anglosassone (al di là del fatto che i brani sono in lingua inglese). E’ una scelta dettata da un momento artistico particolare?
Ho sempre ascoltato musica prevalentemente anglofona. Mi interessa che nelle mie canzoni sia la musica a creare immagini e suggestioni, più che il testo. È difficile ascoltare un brano in italiano e non farsi distrarre dalle parole. Per questo la scelta dell’inglese, che è una lingua più “disponibile” a porsi in secondo piano, a diventare un secondo livello di lettura nell’ascolto di una canzone.
La promozione del cd prevede un tour delle Cattedrali ove abbiano dimora organi così importanti o è prevista una dimensione live meno imponente?
Non parlerei di cattedrali, ma mi piacerebbe suonare il più possibile le canzoni del disco con lo strumento per cui sono state concepite. Quindi sì, stiamo lavorando a un tour che si svolgerà preferibilmente nelle chiese. La prima data sarà il 6 aprile, a Torino, al Tempio Valdese, che ospita uno strumento molto prezioso. Ci sarà però anche una versione trasportabile del concerto, dove invece dell’organo ci saranno altri strumenti a tastiera (pianoforte, fisarmonica, organo portativo, organi elettrici). In entrambi i casi sarò accompagnata da due musicisti. L’obiettivo è di ricreare le atmosfere dell’album, anche se necessariamente ogni volta il concerto avrà un suono differente. Gli organi a canne sono strumenti unici, ognuno con delle caratteristiche timbriche e costruttive molto diverse.