ANCORA TROPPI CONFINI PER…IL CONFINE

Nella nostra continua, ostinata ricerca di nuovi stimoli e suggestioni, siamo spesso destinati ad imbatterci in piccole o grandi delusioni. Spiace dire che questo “Il Cielo di Pryp’ Jat” della band Il Confine non fa eccezione: non si esce dal cliché del solito pop abbondantemente contaminato da “grattate” di chitarra rock, con giri melodici piuttosto scontati, sempre sull’orlo di rievocare qualcosa di già sentito chissà dove, chissà quando.

Il vocalist sfoggia una voce un po’ esile ed incerta, troppo spesso travolta dalla parte strumentale. Tutto ciò finisce per affossare anche il valore dei testi, che qualche spunto intrigante lo potrebbero pure dare. Il cd procede tra brani che non offrono particolari guizzi d’interesse, con l’unica eccezione della traccia 7, “La Sintesi” che, oltre ad avvalersi dell’intervento vocale, di stile quasi operistico, di Riccardo Cecchi, riserva momenti di vero piacere anche negli intermezzi strumentali di stile quasi epic. Il che fa pensare che, mettendo un po’ più d’impegno in una ricerca stilistica meno scontata e prona al mainstream attuale, questo gruppo qualcosa da dire ce l’avrebbe. Attendiamo fiduciosi un tentativo più convinto e caratterizzato.

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