SANREMO, TONY EFFE E… NOI DI MUSICAMAG

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L’anno passato e quello appena iniziato in ambito musicale si sono aperti in Italia con l’annuncio dei trenta cantanti in gara alla prossima edizione del Festival di Sanremo, la “cacciata” di Tony Effe dal concertone di Capodanno di Roma e la dipartita di Nora Orlandi che con i suoi 4+4 ha segnato un’epoca importante nella storia musicale della Rai.

Ma andiamo per ordine: il Festival di Sanremo, quest’anno targato Carlo Conti dopo cinque anni di Amadeus, ha deciso di allungare ulteriormente i tempi mettendo in gara ben 30 artisti, un po’ audacemente chiamati “big”; in realtà i big di Sanremo stanno abbondantemente nelle dita di due mani, per il resto si tratta di una passerella di personaggi relativamente noti o noti solo ad una fascia di pubblico, tra i quali Tony Effe che ha pensato bene di capitalizzare la polemica romana in vista delle sue prossime apparizioni. In realtà, questo rapper o trapper che dir si voglia, ha raccolto consensi tra i giovanissimi cantando testi tremendi contro le donne, intrisi di volgarità, violenza ed un concetto di sessualità che farebbe impallidire anche i più incrollabili sostenitori del patriarcato. Poi, quasi per farsi perdonare, ha tenuto un concerto alternativo, sempre per il Capodanno a Roma, devolvendo l’incasso della serata. Un gesto nobilissimo, ma ce ne vorranno altri per riuscire ad attenuare la brutalità di troppe sue canzoni. Ciò che incoraggia è che tra i ragazzi più giovani selezionati per partecipare al Festivalone, praticamente nessuno ha voluto affidare le proprie speranze artistiche al rap. Segno evidente che questo genere (e le spesso pessime mode ad esso riconducibili) sta tramontando, mentre in molti altri Paesi è finito da tempo. Tutto ciò è di buon auspicio per chi confida su di un ritorno di canzoni che abbiano contenuti musicalmente presentabili e di cantanti che sappiano cantare. A tal proposito, veniamo alla nostra rivista. Voglio essere sincero aprendo l’anno con una piccola confessione ed un grande auspicio: mediamente, del materiale che approda nella nostra redazione, quello che compare su Musicamag – Un’altra Music@ è a malapena il dieci per cento del pervenuto. E questo non perché ci si voglia accostare al lavoro degli emergenti con particolare severità, ma più realisticamente perché ci troviamo spesso al cospetto di proposte inascoltabili. Parole biascicate nelle canzoni (spesso con cadenze spaventosamente dialettali), linee melodiche approssimative, arrangiamenti improvvisati o inesistenti, interpretazioni dozzinali. Ci si deve convincere che la canzone come la musica in ogni sua espressione, è una professione e per poter accostarsi dignitosamente ad una professione, occorrono studio e professionalità, anche quando non si è ancora famosi. L’auspicio è che il nuovo anno induca a qualche riflessione in più, aiuti a comprendere che fare canzoni non è come acquistare un biglietto della lotteria con la speranza di fare il colpaccio. La conclusione quindi dovrebbe essere: meno produzione e più qualità; non tutti possono fare i cantanti o i musicisti e i giovani dovrebbero riuscire sempre più a distinguere tra ciò che va al di là delle proprie ambizioni e ciò che è invece possibile. Si chiama realismo ed è un bene preziosissimo.

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