Il jazz, si sa, è un genere musicale fatto di grande ricerca di suoni, quasi sempre affidato ad ascoltatori più attenti e raffinati. Talvolta raggiunge vette che ne rendono la fruibilità sempre più circoscritta, ma la ricerca di un linguaggio meno complesso è un percorso comune di molti giovani musicisti che riconoscono in quella dimensione il loro impegno artistico. Francesca De Mori, con il suo album “Altre strade”, arriva ad offrire un prodotto finale che se non è alla portata di tutte le orecchie, è comunque certamente un cammino piacevole sin dal primo ascolto.
“Altre strade”, il brano che dà il titolo al progetto e che apre il cd, rivela immediatamente una ricercatezza musicale che certo non va alla ricerca del consenso immediato e la voce di Francesca che si rivela subito “colorata” e decisa. “L’isola”, brano di Bersani e Sakamoto, è forse il più bello della raccolta, con un arrangiamento che lo rende più immediato del precedente ed un felice inserimento della tromba di Raffaele Kohler. “Liberamente” arriva meno, ma indubbiamente entusiasma l’intervento del pianoforte di Salvatore Pezzotti, che si fa apprezzare in più circostanze nelle otto tracce che caratterizzano il cd. “A che servono gli Dei”, di Fabrizio e Morra, è un brano che forse più di altri sembra costruito per porre in risalto virtuosismi vocali e strumentali che confermano le buone sensazioni sino a quel momento raccolte. “Come l’acqua” ha un bel testo che Francesca De Mori valorizza con le diverse tinte della sua voce; è nella sostanza un classico brano jazz apprezzabile anche per un pubblico più vasto. Cambia ritmi e e si fa scanzonato l’ascolto con “La ruota del tempo”, reso brioso dall’agilità vocale di Francesca, dalla grande tromba di Kohler e da un arrangiamento complessivo che riesce a mascherare un brano in realtà non eccezionale. “Il gioco delle illusioni” potremmo considerarlo quasi un brano ambient, sofisticato, intenso, gradevole che conferma l’ottima media complessiva del progetto. Che si conclude però con un piccolo inciampo: il brano “E ti vengo a cercare” di Franco Battiato, letto in chiave jazzistica, sia pure corroborata da un’esecuzione musicalmente ineccepibile, perde però quell’alone di misticismo e di spiritualità che la voce di Battiato e gli arrangiamenti della versione originale sanno conferire ad un testo che, per altro, assume apertamente, per i suoi contenuti, significati eterei. Va aggiunto che laddove non sono stati citati gli autori, i brani sono di Daniele Petrosillo e della stessa De Mori (nel caso di “Altre strade”). Siamo certamente al cospetto di un gruppo di musicisti di primissimo piano che si integrano benissimo con la bella voce di Francesca e che, nell’insieme, si rendono protagonisti di un prodotto che anche chi non ama il jazz non si pentirebbe di ascoltare.