E’ uscito recentemente “Agape”, il nuovo album di Davide Prezzo, cantautore e compositore di origini siciliane che migra giovanissimo in Trentino; diplomato al Conservatorio di Trento, inizia la sua attività da solista nel 2018 ed avvia un intenso percorso live ottenendo buoni riconoscimenti.
L’ascolto di questo suo album, forse contenente un paio di pezzi di troppo, genera a tratti strane sensazioni. Alcuni brani riportano alla mente gli anni del Folkstudio di Roma, quella fucina di cantautori italiani che percorsero gli anni Settanta tracciando un’epoca storica. Davide è un chitarrista e compone sicuranebte alla chiarra le sue canzoni, l’afflato cantautorale si coglie con molta frequenza fatta eccezione per alcuni brani con i quali, probabilmente, cerca di proporsi in una dimensione pià dinamica dal punto di vista musicale ma, meno consona al proprio sentire. Vi sono canzoni molto belle come “Occhi di mare”, “Tre”, “Sarà bello” “La ballata di Paska” che stanno una spanna sopra le altre e che a tratti raggiungono vette di autentica poesia. La voce di Davide ricorda vagamente quella di Pupo, ovviamente inserita in un contesto assolutamente diverso. Gli arrangiamenti sono piuttosto essenziali, anche se in alcune circostanze raggiungono una intensità musicle notevole. Alcuni brani, meno riusciti, risultano assolutamente rinunciabili, ma si tratta di due, forse tre canzoni che se fossero rimaste nel cassetto avrebbero fatto di questo album un prodotto quasi perfetto. Sia chiaro, nulla che faccia strabuzzare gli occhi, ma in tempi di magra come questi un lavoro simile assume contorni amcora più brillanti. Il cantautorato italiano ha bisogno di artisti come Davide Prezzo per ritrovare ua sua identità. Le sue canzoni raccontano, segnano un percorso, narrano un’esistenza cogliendo tanti piccoli flash della memoria e se ci si siede ad ascoltare delle canzoni è questo che si vorrebbe sentire. E dico sentire in senso ampio e non solo ascoltare. E’ un album che lascia qualcosa.