C’E’ DEL BELLO IN QUESTA…ATTESA

Questo album di Francesco Garito intitolato “L’attesa” ha un che di curioso e talvolta indecifrabile. Nei testi soprattutto. Dai quali si evince che il cantautore ha una buona dimestichezza letteraria, della quale però talvolta abusa, inerpicandosi lungo le vette di fraseggi leziosi, che vorrebbero probabilmente conferire ricercatezza al tutto, ma che, al contrario, rischiano la banalità (“Cuore di cane, lampo di sale, tutto ritorna nel bene e nel male” che troviamo in “L’attesa”, ne è solo uno degli esempi).

Vada per “Arcadia” ouverture dal significato vago, ma che potrebbe voler essere l’introduzione ad una narrazione. Ma proprio “L’attesa” (che dà il titolo all’intero progetto) ci mette un po’ in allarme e il brano che segue, “Fahrenheit 451”, rivela un’andatura greve, quasi affannosa, che trova una propria àncora di salvezza in arrangiamenti di tutto rispetto. Una bella sferzata viene da “I giorni dell’abbandono”, brano in cui si inserisce, con la voce di Garito, quella profonda e vibrante di Massimiliano Larocca ed i due mettono insieme un brano di intensi colori, sempre ben sorretto dagli arrangiamenti. Ascoltando poi “Evisioni” si percepisce che il brano avrebbe un messaggio importante da lasciare (il testo è, in questo caso, di Paolo Dattola e la musica di Garito) e il linguaggio utilizzato nel testo sarebbe assai più incisivo di quanto non risulti nella trasformazione in canzone, che lo rende invece un po’ stucchevole (non sempre il proverbiale “parlare come un libro stampato” rappresenta un dato di positività). “A’ naca” è una bella ballata con la quale Garito svela le sue origini calabresi, cantando nel dialetto di quella terra e il percorsi si conclude con due belle canzoni, l’intensa “Il panorama di Betlemme” (cover di un brano di Francesco De Gregori) in cui il testo riesce davvero a comunicare emozioni intense, pur ripresentando, il corredo musicale, quella cadenza a tratti troppo greve, che scandisce buona parte di questo lavoro e la chiusura è affidaa alla eccelsa “Giorno d’autunno”, poesia vera al servizio della musica (non a caso il testo è di Rainer Maria Rilke) con la quale le parole e le sensazioni giungono dritte al cuore. Pur con qualche limite, non è un brutto cd questo “L’attesa”, che si presenta all’ascolto con un package di prim’ordine per l’etichetta RadiciMusic Records.

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