ZANIN, BELLA VOCE, MEGLIO IN BLUES

Lei è Margherita Zanin, romagnola di Forlì, cantautrice, da qualche tempo in circuitazione con un album intitolato semplicemente “Zanin”. Otto tracce che rivelano un’assoluta attenzione al dettaglio, anche laddove il brano può risultare meno convincente. S’inizia con “Piove”, una canzone scritta dalla stessa interprete che si presenta ad un primo ascolto musicalmente un po’ confusa. Si percepisce la voce interessante di Margherita ma il brano, sia pure caratterizzato da un testo estremamente sintetico, è difficile e non del tutto convincente.

A sorpresa segue “Generale”, cover della famosissima canzone di Francesco De Gregori interpretata in modo lineare e rispettoso dalla cantautrice, che senza alterare l’andamento del brano (e di questo va dato certame te merito soprattuto all’arrangiamento di Roberto Costa) fa un buon uso di una voce a tratti cartavetrata, rendendo più incisiva l’interpretazione. Da lì in poi i restanti sei brani sono tutti in lingua inglese e ad affiancare Margherita Zanin nella composizione sono Silvio Melloni e Gino Zandonà, che si occupano anche degli arrangiamenti di queste canzoni. “Feeling Safe” è un brano di buona cadenza che ha il merito di porre finalmente in completo e definitivo risalto la voce di Margherita, sia pure in questo caso supportata da arrangiamenti particolarmente efficaci. “I Must Forget” ha un avvio di pianoforte che “prende” subito e va a coniugarsi con una tastiera di notevole suggestione. Il brano è interessante soprattutto dal punto di vista musicale. La voce in questo caso convince meno. “Travel Crazy”, nonostante un bel gioco di voce e cori, non è gran cosa e scorre via senza sussulti e suscitare particolari interessi. “You’Re Better Out” è altra cosa; un ritmo lento nel quale la voce di Margherita si immerge, prima passando attraverso effetti che ne evocano una dimensione remota per poi tornale alla normalità con un arrangiamento che coinvolge soprattutto versa il finale, con un crescendo corale d’effetto. La canzone più convicente in assoluto è però “Joe’s Blues”; qui troviamo subito ritmi più decisi ed anche la voce di Margherita pare essere più a proprio agio in questa dimensione blues che sembra sentire più sua. Gli arrangiamenti fanno il resto. E, infine, “The Lord Coming Home”, un ritorno a ritmi più lenti ed una voce piana che ci accompagna sino all’ultima nota avvolti in un’atmosfera gradevole e piena. Niente male insomma questo lavoro che pone in giusto equilibrio il talento vocale con una bella pienezza musicali, forse senza farci incontrare mai momenti eccezionali, ma senza neppure inciampare in cadute di tono, a garanzia di un prodotto che merita un ascolto attento.

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