Da pochi giorni è in circuitazione “Proxima Centauri”, l’album di Helen Aria (al secolo Eleonora Iamonte, orginaria di Aosta; si accosta allo studio di canto moderno all’età i 15 anni proseguendo poi presso l’Istituto Pareggiato Musicale della Valle d’Aosta come allieva di canto lirico; nel 2018 inizia la sua attività da solista dedicandosi anche all’attività in studio che la porta alla produzione di due Ep ed altrettanti album: attualmnte canta ed è iscritta al DAMS di Torino).
Al termine dell’ascolto di questo lavoro emergono su tutte due considerazioni: il progetto è stato costruito intorno alla voce ben strutturata di Helen che va al di là di ogni singola considerazione sulle quali mi soffermerò più avanti; un Ep sarebbe stato sufficiente perchè, di fatto, questo album non ha elementi di particolare eccellenza, al di là della voce di Helen che complessivamente posso dire già ora che meriterebbe canzoni migliori. Ma proviamo ad addentrarci nei particolari. Il disco si apre con “Osiride”, un brano che pone subito in risalto la voce ben modulata dell’interprete che valorizza una linea melodica un po’ banaluccia. “Ceci n’est pas une chanson” risulta già più convincente ed è caratterizzato anche da un buon dinamismo. “Marylin” è piacevole e consente di maturare la prima consapevolezza sul fatto che sia la voce della cantante valdostana l’elemento assolutamnte preminente sull’intero progetto. E’ molto interessante l’intuizione di quel “fuori” ripetuto più volte in “Cara Frida”, tanto da farne scaturire un andamento particolare ed originale. Si fa invece un passetto indietro con “Bambini su Saturno”, fragilina sia musicalmente sia testualmente. “Una casa su Marte” è un bel esercizio vocale per Helen che se la cava magistralmente, ma il brano nell’insieme alla fine risulta un po’ piatto. “E quindi uscimmo a riveder le stelle” ricorre ad un’evocazione dantesca per titolare quello che a mio avviso è il brano migliore dell’album, sia come costruzione musicale, sia per la sua ricercatezza che va oltre la dimensione un po’ scontata di alcuni brani sin qui ascoltati. “Calliope” credo sia il brano meno riuscito del progetto mentre al contrario “Odissea nel cosmo” ha una linea melodica molto agile che “arriva” e buoni arrangiamenti. Per quel che riguarda “Euphoria” vedi “Calliope” mentre il brano che chiude l’album, “Stupido Cupido”, gioca molto sulla musicalità del testo andando a creare un bel movimento di piacevole ascolto. Tirando le somme, a mio avviso Helen con quella voce può fare quasi ciò che vuole, ma necessiterebbe di brani più incisivi, più ampi, più impegnativi anche, pur senza mai perdere di vista l’esigenza di una frubilità agevole. Il talento non manca, ora servirebbero la capacità e l’opportunità per valorizzarlo al massimo.