S’intitola “Gli occhi di una preda” ed è il nuovo disco di Roberto Casanovi, poco più di un Ep, poco meno di un album, con le sue sette tracce tutte molto delicate. Casanovi è un cantautore milanese che quasi sussurra le sue canzoni creando atmosfere molto rarefatte e trasognanti.
In realtà, affronta argomenti importanti legati al proprio io, in una sorta di ricerca quasi un po’ masochistica delle contraddizioni che intrecciano delusioni, speranze ed attese in un vortice di cristallo che alla fine ci regala un piacevole ascolto. Senza cercare effetti speciali, senza spiegare la sua poca voce, senza mai cercare di andare sopra le righe, anche nella parte più prettamente musicale, il cantautore snocciola i suoi stati d’animo con semplicità, evitando di adombrarsi in liriche troppo cupe. Il valore aggiunto di queste album sta soprattutto negli arrangiamenti, lievi, appena tratteggiati, ma proprio per questo più efficaci e coerenti con il modo di porgersi di Casanovi. E’ insomma un album che si ascolta volentieri e che ha il merito di essere racchiuso in sette tracce, probabilmente con la consapevolezza che ad andare oltre la piacevolezza avrebbe rischiato di trasformarsi in tedio, poichè il cantato è abbastana monocorde e non vi sono elementi di sorpresa che possano suscitare improvvisi sussulti. Forse l’elemento più sorprendente e curioso è da ricercarsi nei titoli di ogni brano, a dir poco curiosi (“Il rapporto tra la tua solitudine e l’universo” pare il titolo di un testo di psicologia e che dire del buffo “Il re Kiwi è esploso, viva il re!”). Il taglio è certamente cantautorale ed anche di un cantautorato di buona qualità, da assumere, appunto, a piccole dosi.