CRISTINA NICO CANTA “CRISTINA NICO” CON UN ALBUM

Ecco un’altra cantautrice che non bada troppo alla fruibilità del proprio lavoro, ma predilige la ricerca. Sto parlando di Cristina Nico, genovese, che in questi giorni ha presentato l’album che reca il suo nome e che contiene ben tredici tracce (troppe, ma vedremo strada facendo che alcune sono poco più che complementari).  L’artista naviga tra acque rock, ma anche folk, ma anche world… e forse non è indispensabile un’etichetta a tutti i costi. A mio avviso il suo è stato un tentativo di incontrare sè stessa ed a tratti ne è scaturita un po’ di confusione anche se, grossolanamente, potrei dire che il lavoro si divide in due parti, la prima riflette sull’evoluzione dell’essere, con un suo inizio ed una sua fine; la seconda è una sorta di ripartenza gioiosa con la consapevolezza di sè.

Tutto molto intenso, ma la musica è soprattutto ciò che si ascolta più che ciò che si pensa ed il fruitore della musica è prima di tutto un ascoltatore. S’inizia dunque con “Double Moon”, brano di meno di due minuti che pare un mix di vocalizzi ed accordi, quelli che normalmente si sentono prima che lo spettacolo abbia inizio.  “La sola cosa che c’è” è invece una canzone che mette subito in luce la voce decisa di Cristina ed un’interessante domensione musicale. “Omissis” è un brano un po’ piatto, forse volutamente piatto, che alimenta una riflessione nella quale mi ritroverò anche più avanti: la dimensione teatrale di certi passaggi. La vena rock spunta in “Il bisogno di essere migliore”, un rock un po’ isterico, probabilmente più interessante nella struttura musicale che non nella vocalità e nel testo. “Anima Nigra”, mi si consenta, ha l’andamento della processione del santo patrono che viene però presentato come un mantra in lingua calabrese. “Chissene” è una ballata piacevole vocalmente e musicalmente, sino a questo punto lo definirei il brano più completo. Ed a proposito di respiro teatrale ecco “Ls fleurs du bien” che pare quasi un monologo cantato (ben cantato, va detto). Seguono tre brani a mio avviso rinunciabili, prima di arrivare a “La sorgente” ma, soprattutto, ad “Hermes” che ha una linea melodica difficile, ma che sfodera una bella interpretazione vocale musicalmente ben assecondata . E si va a chiudere con “The idiot not savant (New Mexico Version)” che mi azzarderei a definire il più bel brano dell’album con ottimi arrangiamenti e la voce di Cristina che rivela potenzialità sino a questo punto non così palesi. L’ho scritto all’inizio, è un album difficile che contiene anche citazioni ed elucubrazioni mentali che non sempre le canzoni consentono di sviluppare. Per questo ho ravvisato una certa confusione complessiva, almeno musicalmente, quasi come se la cantautrice cercasse un denominatore comune che non ha trovato, se non forse nelle intenzioni.  Messa a fuoco questa cifra artistica, le potenzialità soprattutto vocali per fare ottime cose ci sono tutte.

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