E’ uscito da pochi giorni l’album “AQ”, primo impegno discografico per gli Ave Quasàr, un duo formato da Luca Grossi e Fausto Franchini che singolarmrnte vantano un percorso artistico già piuttosto consolidato in diversi ambiti e la partecipzione ad altri progetti discografici. Non so, parlando di questo loro lavoro, se considerarli due indomiti e coraggiosi precursori o due visionari per altro neppure di primo pelo. Dicono di affondare le loro radici nella “migliore” musica elettronica tedesca ed inglese ed io non ho motivo per dubitarne, ma credo che, alla fine dell’ascolto, se io mi ritrovo ad affondare in un mare di perplessità e pochissime certezze, una ragione dovrà pur esserci.
Premetto che non ho pregiudizi nei confronti della musica elettronica, ho avuto modo di ascoltare cose piacevolissime che in alcuni casi mi hanno anche trasmesso qualche emozione. Anagraficamente vengo da un periodo diverso, pervaso da altri suoni ed altre canzoni, ma credo che quando l’arte è davvero tale, non ha tempo. Qui però mi trovo al cospetto di dieci tracce che mi hanno trasmesso la sensazione di un qualcosa che al grande pubblico non arriverà, il che significa che stiamo parlando di un progetto di nicchia che contiene a mio avviso la parvenza di due canzoni, per altro non del tutto risolte e un grande lavoro di ricerca di effetti, di suoni, di dimensioni appartenenti ad un mondo parallelo. S’inizia con “FollaFoglia” (a poposito, attenzione anche ai titioli talvolta improbabili), brano lineare che alcune schitarrate fuori dalle righe e che ho percepito come fastidiose. “Bene & Pace” è un elettro-pop-rock dalla linea melodica un po’ complessa. “Onore al dubbio (di essere felici)” non è un trattato di filosofia, ma la terza traccia, con un testo che prova ad essere narrante, una buona sezione vocale, ma pochissima fruibilità. “La provincia” scivola senza lasciare traccia se non quella di un discreto arrangiamento. “Anatomia di un breve scambio di battute” (sic!) è molto elettronica, ma è quanto di più diverso si possa immaginare quando si pensa ad una canzone. “Ad1bsdb” altro non è se non un mix di suoni ed effetti dagli enigmatici intenti. “Miserabile il mare” è sino a quel punto la cosa migliore ascoltata con una parvenza di linea melodica di provenienza terrena e non aliena come nei casi degli altri brani. “Tu ti meravigli” mi concede il tempo di pensare a quanta sperimentazione musicale sia stata fatta nei decenni passati, in oscure cantine e garage, dove quasi sempre è rimasta, ma che ha comunque avunto una sua funzione nell’evoluzione del pensare alla musica in ogni suo percorso e genere. “Acqua” somiglia ad una canzone pur nella sua stravaganate composizione e si va a chiudere con “L’ennesima scala” che a suo modo ha un che di musicalmente interessante. Insomma, un percorso ad ostacoli che non voglio definire nè bello nè brutto perchè la sperimentazione è l’anticamera di un prodotto meglio definito. Ed è quello che mi aspetto da questo duo che allo stato attuale direi difficilmente può essere destinatario di grandi consensi. Ma forse saprà meglio esprimersi quando avrà ultimato il proprio percorso sperimentale.