“Alla radice dei sogni” è il titolo del nuovo album di Daniele Fortunato, cantautore di origini piemontesi, ma romagnolo di adozione, che con queste otto tracce ci trasporta in una dimensione onirica proponendo, canzone dopo canzone, alcuni dei sogni ricorrenti che popolano le sue notti.
E’ un progetto forse più riuscito nelle intenzioni che nella sua reale traduzione, come rivela una fruibilità non sempre così immediata, anche se il lavoro, in alcune sue parti, ci riporta ad alcuni gruppi italiani d’avanguardia degli anni Settanta. In realtà non c’è grande originalità musicale nè alcun azzardo neppure negli arrangiamenti, anche se alcuni a solo di sax e chitarra risultano piacevoli. Si parte con “L’inconscio rivelato” e non è una grande partenza, considerando soprattutto che la voce a tratti fatica a farsi largo tra un effluvio di note che vanno a formare una sonorità complessiva piuttosto piena, forse un po’ troppo per le potenzislità vocali di Daniele. “Resti diurni” è una canzoncina che scivola abbastanza agilmente supportata da un discreto arrangiamento. “Alla radice dei sogni” è il brano che dà il titolo all’intero progetto ed infatti risulta fors’anche il brano più bello tra quelli proposti anche dal punto di vista testuale e nell’interpretazione, con un percorso vocale più definito e convincente. “Archetipi tipici” è un brano simpatico giocato tutto sull’assonnanza di parole con una buona musicalità ed una struttura molto dinamica. “Padre non vedi che brucio?” è un’altra canzone con un testo interessante anche se la cadenza del brano è un po’ scontata nella sua ripetitività. Buone la fruibilità e la linea melodica di “Nuvole bianche” che richiama più di altre atmosfere già vissute come del resto “Eterno ritorno”, niente più che ascoltabile. E si chiude con “Risvegli” che è invece un brano per molti aspetti interessante, a cominciare dal testo e da arrangiamenti che incorniciano una canzone tutto sommato delicata che si concede anche un bel giro d’accordi alla chitarra elettrica prima del quasi sospiro finale. “Alla radice dei sogni” è un album che non ha elementi di particolare eccellenza, ma che nell’insieme risulta piacevole pur con le perplessità delle quali ho fatto cenno. La voce di Daniele Fortunato non ha una timbrica di quelle che si fanno ricordare, nulla da dire sul fronte musicale ove però non si sono tentate strade di particolare originalità. Una sufficienza ci sta comunque tutta, anche se un po’ risicata.