Se l’obiettivo di Vipera (al secolo Caterina Dufi, bolognese ventitreene) è quello di proporsi in una dimensione di assoluta originalità, con questo Ep, “Tentativo di volo”, ci riesce pienamente. L’originalità però non è soltanto fare qualcosa di folle o di diverso. In queste quattro tracce invece, la sensazione è che ci si fermi solo a quello.
Il desiderio di stupire ad ogni costo, andando al di là degli schemi, il che diviene accettabile solo quando gli schemi diversi recano emozioni. Perchè l’arte per sè stessi, ammesso che sia sempre arte, viene meno a quei momenti di confronto e di divulgazione, che sono invece, a mio avviso, i momenti fondamentali della dimensione artistica. L’ascolto inizia con “As with fire”, un brano che si propone con atmosfere vagamente misteriose, una linea melodica poco decifrabile e la voce di Vipera che convince a metà. “Caspar Too” suggerisce una dimensione teatrale, ma di quel teatro sperimentale avvolto nell’oscurità di intenzioni non colte; il solo ascolto lascia francamente interdetti. “How dare you” è un nonsense inquietante ed il pensiero corre a certa arte moderna sciorinata di solito al cospetto di manciate di spettatori attoniti ai quali l’artista o il critico di turno ammanniscono spiegazioni incomprensibili al cospetto delle quali tutti annuiscono. No. La verità è che non si capisce un beata fava e con questa convinzione un po’ seccante si va ad ascoltare l’ultimo brano, “Fulvio”, nel quale Vipera gioca la carta della sensualità, ma quanto si ascolta, per cercare d trovarvi vagamente un senso, deve essere pensato in dimensione teatrale perchè così com’è pare una struggente nenia manicomiale. Fortunatamente Vipera si è fermata ad un Ep, fosse stato un album sarebbe stata dura arrivare alla fine. Voglio credere fermamente che ciò che questa ragazza propone non sia la solita furbata, ma sia un tentativo di mettersi in gioco in assoluta buona fede. Ha avuto del coraggio ma, fossi in lei, non insisterei.