3DOMANDE3 A CHI SFUGGE AI TALENT SHOW

Sarebbe bello partecipare ad un programma tv se la tv fosse l’estensione di un palcoscenico dove cantare le proprie canzoni, dove vestirsi dei vestiti che più ti rappresentano, dove poter esprimere il proprio estro senza schiacciare necessariamente quello di un altro. Cosa vuole comunicarci questo schieramento mediatico verso la ricerca compulsiva di talenti seriali? Che la vita è una gara, che l’arte è competizione, che non va avanti il più bravo ma il più sfrontato? Che chi non è disposto ad essere altro da se è finito? Allora forse sono “antica” e sto facendo outing, ma quando mi è stato chiesto di scrivere un articolo su questo argomento ho pensato che a parte una valanga di domande non avrei avuto molto altro da offrire, ho pensato perciò di dare spazio e voce alle opinioni di alcuni miei “amici di palco” e rivolgere alcune mie curiosità a loro. A risponderci saranno Sofia Brunetta ( http://www.rockit.it/sofiabrunetta/biografia), Giorgio Consoli dei Leitmotiv (http://www.leitmotivonline.net/ ), La municipàl ( https://www.facebook.com/lamunicipalband/ ) e Luigia Altamura direttore artistico di uno dei Live Club più attivi del nord Barese Eremo Club ( http://www.eremoclub.com/).

Hai mai pensato di partecipare ad un talent show? Se no puoi spiegare le motivazioni.

Sofia Brunetta: Una volta, dopo ripetute sollecitazioni, sono andata a fare un provino, solo per curiosità e per vedere di cosa si trattasse. Superato questo, gli esaminatori sembravano più interessati a costruire un personaggio televisivo su di me, piuttosto che alla mia musica; stavano già cucendo su di me il personaggio della hippie ed indagando sulla mia vita privata, cercando disperatamente di strappare qualche pettegolezzo. E’ stata la prova che non era il mio mondo: non volevo fare televisione, ma continuare a scrivere le mie canzoni e suonare in giro. Mi è sempre sembrato una scorciatoia veloce per “arrivare da qualche parte”; ma poi arrivare dove? Il successo di questi artisti da talent spesso dura non più di un quarto d’ora. Preferisco lavorare come fanno tutti e avere la mia piccolissima fan base, che però, se sarò brava mi vorrà bene per più di un quarto d’ora. Io amo il pop, ma non le fabbriche di canzoni e personaggi usa e getta.

La municipàl: Non ho mai pensato di partecipare ad un talent, perchè credo che focalizzi l’attenzione sul personaggio e non sulla musica che si propone, a vantaggio di chi si trova più a suo agio di fronte alle telecamere, è un meccanismo televisivo che ha poco a che fare con la musica. Ho avuto un’esperienza del genere a Sanremo giovani 2010 con un mio altro progetto ed il meccanismo è più o meno quello, solo che il talent illude migliaia di ragazzi che basta saper cantare ed essere personaggio per costruire una carriera musicale che duri decenni, non mesi.

Leitmotiv: Ho realizzato il  primo album dei Leitmotiv quando avevo 28 anni e forse, oggi come allora, sarei stato troppo  “formato” per attraversare un certo tipo di percorso: una mia personalità nel bene e nel male strideva.

Quali pensi siano gli effetti psicologici e sociali che il meccanismo del talent show ha sul pubblico e sulla maniera di produrre e recepire la musica?

Sofia Brunetta: Il talent ha ridotto la gran parte dell’attività di un’artista all’esperienza televisiva. Far credere ai giovani o in genere alla gente che l’importante sia “arrivare” è riduttivo e fuorviante. Se la musica è la tua vita e non puoi farne a meno, tu sei cosciente che non arriverai mai da nessuna parte, ma che il tuo percorso è un viaggio continuo e senza arrivo lungo tutta la tua carriera artistica, che può durare anche tutta la vita ed è fatto di alti e bassi.

Leitmotiv: Ci sono diversi effetti “collaterali” in primis la concezione della musica, che idealmente sarebbe un atto di espressione libera e catartica, ma nei talent è fatta passare alla stregua di una disciplina olimpica. Altro problema: l’autorialità e/o originalità. Se non in fondo al percorso, mi sembra che la gara si basi sull’esecuzione di cover continua: passaggio obbligato per chiunque faccia musica (tutti abbiamo cominciato suonando musica altrui!) ma così si rischia di avere un effetto “freezer” aritistico. Scongeliamo le solite (imprenscindibili  per carità) celebri canzoni (che fanno fruttare i soliti noti) e frustriamo le novità e i tentativi di creazione originale. Il loro pubblico, già di per sé come tutti noi tendente alla pigrizia acustica, si adagerà sul già sentito, soltanto reinterpretato (anche benissimo!). Interpretazione versus creazione autonoma. E poi il meccanismo del televoto: il telecomando magari con sms annesso ha sempre ragione e la categoria di giudizio competente, nonostante una giuria scelta di addetti ai lavori, è schiacciata in favore dei “fanatici”.

Se nei talent show i partecipanti potessero esibirsi con le proprie composizioni, pensi che potrebbero diventare uno strumento utile per artisti emergenti e per la discografia stessa?

Luigia Altamura: Sarebbe bellissimo e molti artisti non soffrirebbero. Ma dovrebbe cambiare tutto il sistema dell’industria musicale. La novità dovrebbe essere premiata, penso a Battisti, a Loredana Bertè, Renato Zero. Ma in tempi così stretti come quelli di un format in tv è difficile assistere a una crescita personale.

La municipàl: sicuramente sarebbe un passo in avanti, purtroppo il meccanismo televisivo non premia la “musica”, ma premierà sempre il “personaggio”, fa parte del format del programma, più succede qualcosa nel programma, più si crea interesse, ed una bella canzone farà sempre fatica ad uscire fuori con i frenetici tempi televisivi, bisognerebbe avere il tempo di soffermarsi sui testi, sulla fase creativa e sul messaggio musicale che un artista propone, ma una “gara” televisiva non è compatibile con tutto ciò secondo me.

Leitmotiv: Io consiglierei ai più giovani di macinare chilometri per suonare la propria musica, esprimersi, creare con la loro testa, anche “rubando” artisticamente, ma facendolo con la loro testa. Un discografico illuminato dovrebbe apprezzare questi percorsi, d’altronde i talent-scout sono in via d’estinzione e se lo scouting lo fa uno share o un televoto, a mio parere, può essere pericoloso.

 

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