Di primo acchito, all’ascolto del brano d’apertura “Voodoo Belmopan”, il nuovo cd della band ligure The Chanfrughen sembrerebbe un’esercitazione prettamente elettronica. E invece no. Dal secondo pezzo “Belize” in poi, il cd Shah Mat ci introduce in un mondo nuovo e vecchio al contempo, dove suggestioni progressive e psichedeliche risuonano sonore nella memoria musicale dell’ascoltatore, pur riuscendo a non apparire del tutto vintage o aderenti agli stilemi classici di genere.
I testi sono ermetici, ricchi di richiami d’attualità ma sempre declinati tramite codici squisitamente enigmatici: capisca solo chi vuol capire, e chi può, senza alcun riguardo per chi resta indietro. Il brano che dà il titolo all’album riecheggia atmosfere musicali apertamente esotiche, evocando battaglie, chissà se reali, o solo mentali su una scacchiera di gioco. Il termine Shah Mat è infatti noto come l’espressione persiana da cui deriva lo “scacco matto” scacchistico, che significa all’incirca “Il Re è morto”. Un lavoro complesso, che nella sua stessa complessità rischia di aggrovigliarsi in eccesso, sino a rendersi volontariamente poco intelleggibile. Nel complesso quindi non di facile ascolto, riserva sfide intellettuali ad ascoltatori esigenti, nonché affezionati ad un certo tipo di atmosfere rétro.