“Vita imperfetta” è il titolo dello strano album di Alteria (al secolo Stefania Bianchi) che in dieci tracce riesce a proporre un controverso spaccato della sua musica, a volte convincente a volte meno, sacrificando talvolta all’altare del rock una voce decisamente interessante.
Il cammino inizia con “Benvenuto bene” che si presenta con un andamento rock piuttosto isterico, pur se ben strutturato in ciascuna sua compenente. “Apnea” ci consegna un rock tradizionale, poco originale, fatto di schitarrate un po’ troppo ostentate che non ridimensionano però la voce di Alteria che si fa largo in un frastuono eccessivo. “Punto di rottura” è il brano che mi fa pensare che non sia la fruibilità il primo presupposto ricercato in questo lavoro, ferma restando l’ipotesi di una dimensione live forse più apprezzabile di quanto non lo possa essere un lavoro in studio. Ma a dipanare i primi cattivi pensieri arriva “Senso opposto” che è il pezzo migliore dell’album; una canzone molto bella sia per una linea melodica finalmente meglio individuabile, sia per il buon testo, ma anche e soprattutto perchè qui la voce di Alteria è in primissimo piano e si svela in tutta la sua fermezza e potenza, lasciando intuire quanto meglio potrebbe essere una ricerca di sonorità meno ruvida; bene anche gli arrangiamenti. “Zero necessità” ci riporta al prima e, se vogliamo, torna ad una spersonalizzazione complessiva del brano perchè un rock così non ha elementi per stupire. Musicalmente molto più interessante è “Guerra”, non di grande fruibilità, ma incalzante, forte nella sua determinazione, ben coniugata con la vocalità di Alteria. “Nessuna pietà” , con la partecipazione di Francesco Setta, è un pezzo con una buona linea melodica che “arriva” meglio di altre ed al quale il rap di Setta reca una nota di colore in più, il tutto con un buon arrangiamento. Anche “Arma a doppio taglio” ha un arrangiamento più caratterizzante, pur rimanendo nel campo infinito della scarsa fruibilità. Altra bella canzone è “Paura di niente” che riporta in maggiore evidenza la voce sempre ben modulata e che pare acquistare più tonalità e colore ogni qual volta trova maggiore respiro. E si va a chiudere con “Giove, Saturno e tutti contro”, un brano interessante più di quanto non appaia ad un primo ascolto. Concludendo, va detto che questo album è giustamente cucito addosso ad Alteria che riesce a mantenere discreta la media complessiva, anche laddove compaiono brani non del tutto convincenti. Ribadisco che la dimensione live potrebbe risultare premiante più del semplice ascolto, senza però mai perdere di vista il fatto che oggi più di ieri il live fa “sentire” musica più che farla “ascoltare”. Alteria ha indiscusse doti. La sensazione è che esistono margini imporanti per poterle utilizzare meglio.