S’intitola “Castaways” il nuovo album dei Sycamore Age, una formazione che da una decina di anni sta lavorando in ambito artistico, fuori e dentro i confini nazionali. Tanti concerti, collaborazioni prestigiose, ripetute esperienze discografiche, prima di approdare a queste otto tracce che vanno a rappresentare un concept album che immagina un naufragio e ne racconta tappe e sensazioni, quasi presagendo il vero naufragio che sta affliggendo il mondo in questo tempo di pandemia.
La musica dei Sycamore Age non passa di certo attraverso i canali della fruibilità del pop più diffuso. E’ fatta di ricercatezza, di atmosfere ed anche di qualche scossone che non sempre trova giustificazioni razionali. Ma, si sa, un naufragio è di per sè un evento forte, angosciante, per certi aspetti sorprendente e per altri foriero di ansie e di attese. Proprio come lo sono i brani di questo album, spesso caratterizzati da una ritmica incalzante, che avvolge ed a tratti travolge, per poi inciampare in qualche scoglio che pare cambiare la rotta di un brano ( è il caso di “Gravity”) per poi ritrovarla, in alcuni casi, un po’ diluita. Certo, mai nulla è banale, dalle sonorità alle voci, dagli arrangiamenti a quella ricercatezza nel sound che sfiora generi ed ambienti. Non è un disco facile e non è stato concepito per esserlo. E’ uno di quei progetti che si realizzano quando alle spalle si è lasciato un cammino artistico consolidato, che permette di aprire con “Castaways Without A Storm” in cui la sezione ritmica sembra segnare il passo della canzone e di chiudere con “Ibiza ’87” che guarda ad un rock più malinconico soft e più delicato. Passando attraverso linearità a diverse tinte ed a sussulti e scossoni apparentemente senza un perchè. Otto tracce che si ascoltano con piacere, perchè si percepisce la dimestichezza ed anche il mestiere di chi sta dietro e dentro a questo progetto, che forse non scatenerà i fans nelle piazze, ma che ha una propria originalità ed una propria cifra artistica definita.