Andrea D’Apolito, in arte DAP, è un cantautore romano che ha debuttato nel mondo discografico con un album intitolato “Resonances”. Un progetto racchiuso in otto tracce, tutte cantate in inglese, con risvolti di una certa originalità, a cominciare dal package che, a dirla tutta, promette assai più di quanto poi il disco non riesca a mantenere.
“Crossroads”, il brano introduttivo, ci immerge in una dimensione vagamente country di stampo “coast to coast”, piacevole. “Eye fon an Eye” risulta però già meno convincente, pur se emergono con contorni abbastanza chiari i tratti di una dimestichezza musicale che percorre pressochè l’intero lavoro. “Stand Back” è invece un brano molto interessante, ove la ritmica incalzante “colora” con tinte sempre più decise le intenzioni che si vanno narrando. Il pezzo “clou”della raccolta è però “Stromboli”, in cui il pianoforte dall’inizio alla fine conferisce sensazioni inquietanti nella sua ripetitività che non sovrasta mai la struttura musicale nel suo insieme, né ancor meno la voce, ma è sempre lì, come un agguato che alimenta ansie oniriche con efficace insistenza. “Come When I Call”, al primo ascolto non si direbbe un brano destinato a farsi ricordare, neppure per quella pienezza di suoni che talvolta si affaccia, non riuscendo però mai a fare breccia. E si prosegue con “Indipendence Day”, brano decisamente più introspettivo, con suoni assolutamente puliti, pur se non sempre in coerenza, almeno così pare, con la linea melodica d’insieme. E’ la bella voce di Vahimiti Cenci ad aprire “Not Again”, generando qualche attimo di sorpresa prima di tornare ai richiamo country già ravvisati nel primo brano del cd. Ed a chiudere il percorso è “Pearl”, un brano che nella prima parte richiama antichi ritmi tribali, sempre filtrati da una musicalità più attuale, per poi scomporsi e aggrovigliarsi, somigliando a tratti una difficile arrampicata. Solo l’innegabile solidità tecnica di chi suona induce a non desistere. DAP è un crogiuolo di talento, solo in parte espresso e originalità, non sempre ben riposta. In questi brani si sfiora il country, si accarezza il pop, si guarda da lontano al rock, si ha il sospetto di una ricerca tesa ad uscire dai canoni comuni, con risultati però non sempre apprezzabili. C’è da lavorare su basi comunque solide, credendo però in un progetto artistico più definito.