Un’amico intellettuale un po’ snob era solito dirmi “Se l’uovo non è buono non devo bermelo tutto per accorgermene. Basta il primo sorso”. Parafrasando quell’esempio dovremmo dire che se un cd è scadente non dovrebbe essere necessario ascoltarlo sino all’ultimo brano per convincersene. Ed invece, nekl caso del cd di 96 Avenue, “Distance”, ciò che appare poco convincente e poco gradevole allorquando si ascolta il primo brano, camzone dopo canzone diventa invece il valore aggiunto di questo lavoro, forse l’unica nota di vera originalità. Sto parlando della voce di Marco Gerosa che apre il cd con il brano “Holes” lasciando chi ascolta un po’ interdetto.
Musicalmente nulla da eccepire, pur se il brano è piuttosto piatto; ma quella voce appare incerta, timida, fuori luogo. Ma già “Freedom Killer”, seconda traccia dell’album, suscita qualche fremito di interesse in più, guarda caso proprio per merito di quella voce che comincia ad incuriosire per diventare poi assolutamente convincente in “Red Stream”. Questa band fa del pop non sempre d’immediata assimilazione, ma ecco servito sul piatto d’argento “Mad World” che è invece un brano che chi ama usare luoghi comuni un po’ trendy definirebbe radiofonico, sottintendendo che “entra” nelle orecchie quasi subito. Insomma, ha una buona orecchiabilità, che è poi il primo requisito di un certo tipo di musica. “Oblivion” ha invece qualche pretesina in più. La voce continua ad essere convincente, ma in questo caso lo è anche l’arrangiamento che assume contorni più definiti. “Loneliness” non è francamente gran cosa con quel suo andamento incerto che pare un’auto in viaggio con il freno a mano tirato. E siamo a “Friends”, l’ultima traccia, in cui la voce ben modulata accarezza note di pianoforte che danno una cifra diversa a questo lavoro rispetto alle sei tracce precedenti. Un bel pezzo, forse il migliore. Non è un brutto album questo “Distance”, presentato per altro con un package accattivante. Sicuramente c’è molta ricerca ancora da compiere per approdare ad un tratto stilisticamente più riconoscibile, ma si potrebbe dire che tanta parte della materia prima è già disponibile. Occorre farne un uso migliore.