Può una parola inesistente assumere un significato ben preciso? Sì, la voce e le parole di Orlando Manfredi ci sono riusciti intitolando queste dieci tracce “Storifilìa” dando un’impronta specifica a questo album che possiamo definire quasi “cantastorie”.
Manfredi narra sentimenti, cose personali, parla di speranza e racconta canzoni di pregevole fattura e lo dimostra da subito con la titletrack “Strorifilìa” , brano suggestivo e ricco di pathos. Di sound più disteso è la successiva “Il cavaliere inesistente”, ovvero il precariato di oggi raccontato con sottile ironia. Piacevole il giro di basso. Della classe operaia si continua a parlare nella successiva “Rosetta”, a ritmo notevolmente rallentato che sembra quasi una poesia. Ha un ritornello facilmente canticchiabile la successiva “La bolla” con il feat. di Matteo De Simone. Sicuramente il brano di maggior spessore dell’album insieme alla seguente “Infinita mia”, impreziosita dai fiati che le regalano un’atmosfera surreale. Il mondo musicale di Orlando Manfredi è sensibile, piacevole anche se non immediato ma probabilmente questo il suo tratto distintivo che lo contraddistingue da quanto presente oggi sul mercato discografico italiano. Ed allora si prosegue con l’amore leit motiv de “Il cuore demolitore” e “Vecchia come il mono”, una miscela di jazz e blues. “Tum tum (cronache da un terremoto)” il titolo anticipa la tematica del brano: la ricerca di superstiti dopo una tragedia. Per quanto si parli di sciagure, di mamme che cercano di incoraggiare i propri figli e di uomini che scavano a mani nude, il sound scelto dà un imprinting di speranza. In “Clandestino piedibus” si parla di viaggi ed alle chitarre di “Bottleneck” è affidata la chiusura del disco. “Storifilìa” non è un disco semplice ma Orlando Manfredi ha raccontato il suo mondo con eleganza e sincerità ricordando a tratti Capossela e De Andrè. Da ascoltare senza distrazioni intorno.